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al testo di Redazione LaRecherche.it
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Ci stai bene e ci tiri sopra una lode che all'harem si piega la testa per entrare dalla porta degli uomini, come fanno le lepri nelle tane
che mi reclami, mi provi e mi quadri e piovono archi e travi. La nuova disposizione è carica di pieghe e di giocattoli di gomma maschia
guarda, non è cosa né figura, ma proprio niente e mi scuote un senso sopito che ha pensieri di schiava
la passione continua a studiare ogni via, si aggrofiglia nei giorni osserva i filobus e s'incastra nelle curve degli occhi reclama e sciama il tuo piccolo baricentro si commuove a uno o due milioni di dolori che abbassano e mi pare che siano gli alberi che si piegano quando passo o forse sono le mie catene che si preparano alla guerra.
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Poi che mi scendi le scale addosso ripeti che merito ogni nodo nei capelli due fondi di bicchieri verdi, pesanti fiumi amori carcassa che attraversano la strada e che parlano in lingue straniere arrivano e partono distraggono poco i pensieri degli anni rabberciati di attese e travestimenti tutto o niente e nulla sei stato inchiodato a me nei panneggi dei letti e nelle radiocronache continue dei miei lamenti madre della compassione e dell'insoddisfazione ci lascio l'oro della fede e le nozze di due vecchi amanti vengo in pace dietro di te radunando gli errori che vanno, sostano e sfasciano statue di noi riflessenelle ombre agli angoli delle stanze o delle piazze.
[ Da L'ingombro, Le Voci della Luna ]
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