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al testo di Silvia Scorrano
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Nuda ossessione che mi succhia energia l’ombra del passato si è gettata come nero inchiostro su una via gravida di splendore.
Cammino più ricurva quando ritrovo l'offesa perché grave è la mia pena quando, per la prima volta, posi il piede su quell’ombra che dalla gioia mi rese aliena.
Eri andato nel tempo, evaporato come volto, ma ti sei trasferito nella muta d’un altro: sensibile creatura di spietata ambiguità.
Mi si stringe il petto a sapermi di un amore umano inesperta, quando sovente il cuore batte forte: ha saputo resistere al dolore fisico, tracciare arcobaleni tra insidie senza freni, ponti che mi sollevassero a guardar da più alta prospettiva quel che da vicino m’avrebbe risucchiato nella morte senza di vita aspettativa.
Come fanciulla con dei gessetti incornicio la tua ombra gettatami davanti, come a recintar un dirupo che esorcizzo coi colori delle emozioni che per ingenuità riconosco.
Ho cercato sempre pace tra le lotte delle iene, ho cercato di divider istinti e sangue che ribollivano, in quelle, tra le vene.
Come mezzo, come mandante, per insegnare l’armonia, non so mai come schiarire le ombre di chi compaia con nobiltà di intento e poi se ne vada via. sul valore dell’intelligenza nel saper addestrare l'uomo ad unire l’esigenza di far battere degno il suo cuore con l’istinto animale.
La pace non è una colomba che fermi il volo per metter i piedi nell’inchiostro; per suo istinto non sosta mai nel buio di qualunque posto: sa orientarsi nell’aria, traversare l'immensità orientata da una bussola divina, per posarsi ove possa vegliare sulla luce condivisa.
Nuda ossessione di sapere illuminare quando volano le mie intuizioni come luminare; chi non oserebbe mai rimettersi in discussione? Saper trovar rispetto come regola di vita che sospenda ogni lite e, a chiunque, suggerisca di rinunciare alla dipartita?
Tu ombra m'hai insegnato che la pioggia cancella i miei recinti; a me non resta altro che sorpassarti e, su quella via gravida di splendore, continuare ad avanzare.
Ho imparato inoltre che non s’è vista mai una iena che sogni d’esser erbivora, non s’è vista mai una colomba che sogni d’esser carnivora.
Se i miei occhi hanno appreso so altrettanto riconoscer come il sogno va trattato: con dolcezza e riservatezza |
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