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Nuda ossessione

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Nuda ossessione che mi succhia energia

l’ombra del passato si è gettata

come nero inchiostro

su una via gravida di splendore.

 

Cammino più ricurva quando ritrovo l'offesa

perché grave è la mia pena

quando, per la prima volta,

posi il piede su quell’ombra

che dalla gioia mi rese aliena.

 

Eri andato nel tempo,

evaporato come volto,

ma ti sei trasferito

nella muta d’un altro:

sensibile creatura

di spietata ambiguità.

 

Mi si stringe il petto

a sapermi di un amore umano inesperta,

quando sovente il cuore batte forte:

ha saputo resistere al dolore fisico,

tracciare arcobaleni tra insidie senza freni,

ponti che mi sollevassero

a guardar da più alta prospettiva

quel che da vicino m’avrebbe risucchiato

nella morte senza di vita aspettativa.

 

Come fanciulla con dei gessetti

incornicio la tua ombra

gettatami davanti,

come a recintar un dirupo

che esorcizzo

coi colori delle emozioni

che per ingenuità riconosco.

 

Ho cercato sempre pace

tra le lotte delle iene,

ho cercato di divider istinti e sangue

che ribollivano, in quelle, tra le vene.

 

Come mezzo, come mandante,

per insegnare l’armonia,

non so mai

come schiarire le ombre

di chi compaia con nobiltà di intento

e poi se ne vada via.

Confondo le mie ore ripensate sull’amore,

sul valore dell’intelligenza

nel saper addestrare l'uomo

ad unire l’esigenza

di far battere degno il suo cuore

con l’istinto animale.

 

La pace non è una colomba

che fermi il volo per metter i piedi

nell’inchiostro;

per suo istinto

non sosta mai nel buio

di qualunque posto:

sa orientarsi nell’aria,

traversare l'immensità

orientata da una bussola divina,

per posarsi

ove possa vegliare

sulla luce condivisa.

 

Nuda ossessione di sapere illuminare

quando volano

le mie intuizioni come luminare;

chi non oserebbe mai rimettersi in discussione?

Saper trovar rispetto come regola di vita

che sospenda ogni lite e,

a chiunque,

suggerisca

di  rinunciare alla dipartita?

 

Tu ombra m'hai insegnato

che la pioggia cancella i miei recinti;

a me non resta altro che sorpassarti e,

su quella via gravida di splendore,

continuare ad avanzare.

 

Ho imparato inoltre che 

non s’è vista mai una iena

che sogni d’esser erbivora,

non s’è vista mai una colomba

che sogni d’esser carnivora.

 

Se i miei occhi hanno appreso

so altrettanto riconoscer 

come il sogno va trattato:

con dolcezza e riservatezza
affinché non si allontani il cuore
a costo dell'amarezza.

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