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al testo di Silvia Scorrano
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S'asciugano i desideri che non ebbero occasione di spiovere imprigionati tra le nubi di un tempo che non scorre.
La memoria non viene loro incontro, ma li arbitra da lontano spezzando d'infinito ogni secondo nella disilussione e nell'incessante vanto di un'indipendenza che rende parte d'un altro mondo.
Eppure tu da un'altra terra sei venuto, terra già feconda di quei sogni che avevo dimenticato per condurmi a perdermi un'altra volta tra l'istinto e, del sentimento, la sua svolta.
Le emozioni formano nuove tracce, sviano le convinzioni ad essere deboli frecce per bersagli mobili, ma intuibili.
Non c'è un incantesimo che privi di bellezza il desio di un amore capace di portar gran festa per un cuore solitario che da sempre s'è preservato da ogni durezza troppo accorto a seguire di nobiltà di sentimenti un seminario.
Ora, forse, non è il vento forte abbastanza per spaziare il nostro cielo, allacciare il mio al tuo sentiero, ma una nota d'amarezza e una di dolcezza si son fuse già insieme nella bocca che, dal pronunciar certe parole, si trattiene.
Chissà cosa c'attende tra i dirupi di dolori troppo grandi con fardelli che ingobbiscono le schiene di giovani destini piegati a imparare soffrendo delle pene, se l'aratro dell'amore, se la pazienza per una nuova stagione o cos'altro ora non sopravviene; se il sole o l'acqua che nutra il seme o lo spazio che c'allontani per mete più amene.
Non c'è veggenza, l'alchimia è una natura d'altra essenza: non dipende dal giudizio né dal volto di una condizione esautora, almeno in parte, il potere di previsione.
Porto luce ove l'ombra la trattiene, non son capace di guardar un diamante sporco di catrame; è per questo che m'auguro t'auguro la felicità della benedizione.
Se sarà, incontriamoci sotto la pioggia quando sorga un nuovo sole o rincorriamolo a distanza nella vita che, con l'anima, s'assaggia. |
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