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al testo di Benny Nonasky
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Questa è una storia senza ricordi. I protagonisti sono A e B e C. A vive in un sogno e B cammina nell'aria. C’è il niente che canta le lodi del cielo. A e B sono al mercato e avviene un omicidio. C corre verso l'accaduto e A e B lo implorano di fermarsi. E' una storia di mafia e loro sono angeli appesi al soffitto del tempo e la causalità della realtà non possono concepirla. Poi c'è la luna ed è così bella che <<incontro i tuoi occhi tra le dune del suo suolo argentato>>, dice B ad A. E si amano come bambini. Tremano gli ulivi. Si arena il mare sul mondo e tutto si immola verso l'interno. L'arca non è pronta. La caducità dei venti non regge il lutto. C salta verso l'infinito ma non vede nulla; non si rende conto di esser fatto di medesima pasta. Piange. E con lui piangono i morti. A lo abbraccia. B costruisce una croce per la gente del futuro. Gli acrobati fanno esercizi con i cappi. Il circo non aprirà più. A e B e C non sono mai stati così soli. Si stringono e la carne scompare. Resta l'ombra incollata al suolo e loro appesi la guardano sedersi e aspettare l'alba per tornare all'oblio del mistero. Ma il sole annuncia vendetta e le tenebre si impadroniscono del firmamento e stipulano un contratto con l'Eternità. (Le notti non finiranno mai.) Si cammina a tentoni e C è sopra il cadavere. Cerca la ferita. Trova una carta d'identità senza nome, cognome, numero, età. Solo segni particolari: UOMO D'ONORE. Poi i lampi iniziano a solcare la mente e i fulmini sbriciolano le stagioni. A settembre un caldo micidiale. Ad ottobre nascono le rose. A Gennaio parte la vendemmia. Ad Aprile la neve uccide le api. B raccoglie tulipani dal water e recita una preghiera mentre pensa ad altro. Lui ama A ma A odia il passato e non lo ammette. In questo stato non può sostare il presente né concepirsi il futuro. B resiste, ma esploderà. Ucciderà i tulipani già morti, e bestemmierà. (Le notti non finiranno mai). Si striscia a tentativi e C è seduto di fianco al cadavere che ora si alza e va incontro alla morte. Lui lo osserva chiedere perdono. Ma la morte è sorda e cieca, da quando è nata. E' stata l'unica soluzione per evitare che la pietà prendesse il sopravvento e rinnegasse così il suo compito. A e B prendono dalle spalle C e insieme si incamminano verso il palco. Tra poco andrà in scena L'ultima volta di Pinocchio. Si seggono e Chopin inizia a suonare la sua tromba invisibile. <<E' blasfemo!>>, dice qualche sedia vuota, <<Il pianoforte dov'è?>> Ma mancano pure gli attori e la sceneggiatura. I vestiti di scena sono sparsi sul palco. Un orgia di colori. Pelle spenta sotto dei riflettori grandi come il sole, freddi come la luna. <<Che è i tuoi occhi, che è la nostra unica fonte di luce e di calore. Figlia e amante del sole. Dolce come una menzogna. Ruvida come la verità.>> B non conosce altre parole per esprimersi ed A non conosce altro modo per capire. C non ha altro da fare che pescare da una nuvola stesa sul soffitto dell'asilo. Quell’uomo è morto. Sono morti in tanti e tanti lo raggiungeranno. Non è una questione di numeri, ma del tasto rotto dell’ “=” del calcolatore aziendale nelle mani di un chissà/forse/domani. <<Però la ragione è delle oche e dei dinosauri.>> dice Chopin con in mano un violino, <<E’ più facile parlare di errori e provare a farne altri. Tutto un giorno esploderà.>> I miracoli in sciopero annuiscono e lo rivendicano: “ESPLODERA’”. E A e B e C lo sanno: le notti non finiranno mai. |
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