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al testo di Gianfranco Martana
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a L., da poco venuta al mondo
Quanto poco di umano ci accomuna, a giudicare dalle tue movenze lente di larva, senza alcuno scopo, mentre ti cullo e faccio buffe smorfie (ma a quale scopo, poi? a quale scopo?).
E poi d’un tratto ti sento tentare una sillaba nuova, un ba, un pa, con fatica ostinata, forse vana che per la prima volta ci affratella.
E mi sto zitto, e fermo, e sto in ascolto e cerco d’intuire la parola che s’affaccia per sempre alle tue labbra dentro bolle leggere di saliva.
Viene tua madre e mi tende le braccia per riaverti. «Vuole il seno» mi dice, e mi congeda.
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