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Te ne torni soave al tuo cantuccio

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Te ne torni soave al tuo cantuccio

lasciandomi le dita fra i capelli,

il braccio steso, ponte per la notte.

 

Stretto fra le ginocchia e il petto tieni

un poco di piacere, come mosca

ronzante dentro al pugno.

 

Ci fa la veglia un magro lenzuolino,

cielo di sola luna e sole stelle,

bianco come di tavola festiva,

 

che pare di sentire tutt’intorno

il tiepido baccano dei bambini.

 

 

 Gianfranco Martana - 23/08/2015 19:43:00 [ leggi altri commenti di Gianfranco Martana » ]

Ora mi è tutto più chiaro... No, non hai romanzato troppo, nel senso che pensavo a una coppia "vera". E in ogni coppia c’è un prima e un dopo (quest’ultimo almeno desiderato, immaginato). Il "dopo" più immediato, quello inteso come risveglio al mattino è di sicuro molto promettente. Sono certo che uno dei due si alzerà col desiderio di preparare una buona colazione da gustare insieme all’altro :)

 Cristina Bizzarri - 23/08/2015 17:03:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Sono io che mi esprimo male: volevo dire che se nel quadro del Caravaggio fuori "è buio" - perché la Verità si trova lì in quell’osteria - nella tua poesia anche "fuori" - all’esterno di quell’atto di amore - c’è chiarore, un rapporto tra due persone che mi piace fantasticare, leggendo, soddisfacente in tutti i sensi e con prospettive luminose ... ma forse ho romanzato troppo!
;-)

 Gianfranco Martana - 23/08/2015 16:55:00 [ leggi altri commenti di Gianfranco Martana » ]

Ciao Cristina. In realtà "cielo di sola luna e sole stelle" è riferito al lenzuolo stesso. Cielo perché ricopre i corpi degli amanti, ma tutto bianco come se il cielo notturno fosse composto solo di luna e stelle, senza il buio che le separa... Evidentemente, nonostante sia bianco, non è abbastanza chiaro ;)

  Cristina Bizzarri - 23/08/2015 13:48:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Come la luce - mi è venuta questa associazione, forse anche per la splendida e drammaticamente caratterizzata foto - che investe l’esattore di imposte nella "Vocazione di san Matteo", qui una luce appena polverosa investe due personaggi colti nell’attimo che segue l’amore. Ma la finestra, qui, assorbe chiarore.
Molto bella.

 Gianfranco Martana - 23/08/2015 12:50:00 [ leggi altri commenti di Gianfranco Martana » ]

Ciao, Franca. Grazie anche a te per il commento. Il momento che ho colto è quello che si colloca tra il fare l’amore e il sonno. Un momento di spossatezza nel quale l’uomo (in questo caso) avverte un vago bisogno di protezione. Come un bambino, appunto. E le dita della donna nei capelli gliela offrono, come pure il lenzuolino che li veglia (si veglia un malato, un cadavere o, appunto, un bambino). Il riferimento al baccano dei bambini è invece una specie di capovolgimento di quello che accade di solito. Quand’ero piccolo, era il tiepido baccano dei grandi in qualche stanza vicina o nella stessa stanza a rassicurarmi e a farmi cadere addormentato...

 Franca Alaimo - 22/08/2015 23:15:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Leggendo bene il testo (quel lenzuolino è una preziosa spia!), il lettore coglie un ricordo infantile: l’abbraccio della madre, l’attesa del sonno sotto il cielo pieno di luci. A me è subito venuto in mente l’episodio proustiano in cui il piccolo Marcel attende l’arrivo della madre che lo introduca al sonno notturno.
E’ un’interpretazione corretta? - mi chiedo.

 Gianfranco Martana - 22/08/2015 21:38:00 [ leggi altri commenti di Gianfranco Martana » ]

Grazie mille, Loredana e Cristiana: volevo proprio rappresentare una delicata intimità...

 cristiana fischer - 22/08/2015 19:29:00 [ leggi altri commenti di cristiana fischer » ]

delicatezza del vivere in comune

 Loredana Savelli - 22/08/2015 17:14:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Intimità resa in poesia con tocco leggero e sapiente.

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