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al testo di Gianfranco Martana
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Nello sguardo distratto d’una bella passante il rimpianto s’incarna, d’una pelle ch’avrebbe inteso il gioco delle mani, pallida degli incanti già sfiniti, accesa d’illusioni implacate.
Uno sfiorarsi lieve delle spalle, e ogni traccia è dispersa (lavoro minimo, quasi l’espulsione di una tossina).
Dei loro passi s’impregnò la folla come di rivoli, incerti fra le brecce, che ritornano a un gioco più profondo.
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