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al testo di Amina Narimi
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..come si creasse ancora un mondo nel rito non veduto di un credente, la restituzione immaginata del parlare a un bosco che non era il mio, di quando ti cantavo che anche gli alberi camminano e trasportano sostanze, con l'aria invisibile dei morti
soffiando il vento dall'uno all'altro anello con gli occhi d'oro nella luna della neve mi sono venuti incontro degli alberi improvvisi proseguendo in marcia e per colonna, colonne d'aria di tutte le radici, leggendo le mie vertebre e la pelle, intrecciati e poi raccolti. Appena visibili sembravano provenire delle lettere dove il bianco si apriva in mezzo ai rami rendendomi visibile ogni luce
per l'estensione della voce per fitte di dolore, l' ho trovato, (nel pertugio delle lacrime) nel sollevare il viso a Montevenere, il suo celarsi risplendendo tra le eoliche come dentro un sonno naturale, nel silenzio originario che indicava un bosconuovo per lasciare i doni, in una lingua sconosciuta e sacra
mi sono inginocchiata, Yule, piccolo santo e mitica bambina, con le radici d'argento tra le mani per metterti nei buchi le comete con tutte le lucciole negli occhi riunendo ogni bisbiglio con il canto ti ho lasciato i bigliettini tra le pigne immergendo le mie mani nel tuo cuore per la danza fino a Montemario come fossi un piccione viaggiatore
ti sentirò volare nell'orecchio dai miei miglioriamici, al boscovecchio, con il petto e con le dita, nella pancia, nel cantico lentissimo, Re Magio. |
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