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Gabriele Greco

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L’autore qui intervistato è Gabriele Greco, terzo classificato al Premio letterario “Il Giardino di Babuk – Proust en Italie”, VII edizione 2021, nella Sezione B (Racconto breve).

 

 

Ciao Gabriele, come ti presenteresti a chi non ti conosce? Qual è la tua terra di origine?

 

Salve a tutti, mi chiamo Gabriele Greco. Sono salentino di origini, ma motivi professionali mi hanno portato a viaggiare e conoscere molti altri luoghi in Italia e all’estero. Questo, in parte, ha rafforzato la mia propensione alla curiosità. Mi definisco un attento osservatore delle vicende umane.

 

 

Sei tra i vincitori del Premio “Il Giardino di Babuk – Proust en Italie”, perché hai partecipato? Che valore hanno per te i premi letterari? Che ruolo hanno nella comunità culturale e artistica italiana?

 

Ho partecipato a questo concorso perché mi è stato suggerito come tra i più seri nel panorama nazionale per le particolari modalità di valutazione dei testi.

I premi letterari, per me che sono un appassionato e non un professionista, sono un modo per misurarmi con altri autori. A mio parere rappresentano una cassa di risonanza nel panorama del settore e hanno un importante ruolo di stimolo per i singoli partecipanti.

 

 

Quali sono gli autori e i testi sui quali ti sei formato e ti formi, che hanno influenzato e influenzano la tua scrittura?

 

Avendo avuto una formazione classica, sono stato molto influenzato da autori come Italo Calvino, Albert Camus, Franz Kafka, James Joyce, Gabriel García Márquez, Jorge Luis Borges, senza tralasciare i russi, con Nikolaj Vasil’evič Gogol’ e Michail Afanas’evič Bulgàkov in testa. Sono intriso di quella letteratura, che mi ha formato e continua sicuramente a influenzare il mio modo di interpretare il mondo e poi di raccontarlo.

 

 

Secondo te quale “utilità” e quale ruolo ha lo scrittore nella società attuale?

 

L’arte del narrare è connaturata con l’essere umano, è quasi una necessità. Cambiano le forme, c’è stato il teatro greco con la tragedia e la commedia, c’è stata l’opera di Shakespeare e si è arrivati poi ai giorni d’oggi con le serie tv, ma alla base c’è sempre quella ricerca di produrre pensiero, riflessioni, emozioni o semplice evasione.

 

 

Come hai iniziato a scrivere e perché? Ci tratteggi la tua storia di scrittore, breve o lunga che sia? Gli incontri importanti, le tue eventuali pubblicazioni.

 

Ho sempre sentito la necessità di esprimermi con parole non banali, ma questa è rimasta per lunghissimo tempo solo una mia esigenza privata. Solo recentemente, attraverso lo studio della narrativa, ho cercato di strutturare questa mia passione. Non ho pubblicato, ho solo scritto racconti più o meno lunghi. Un incontro decisivo è stato quello con lo scrittore Carlo Parri, che considero mio maestro, il quale ha contribuito in maniera significativa a valorizzare la mia creatività e a indirizzarmi verso una corretta forma comunicativa.

 

 

Come avviene per te il processo creativo?

 

Per quanto possa sembrare strano, parto sempre dal titolo e poi la storia magicamente si forma man mano, riga dopo riga, pagina dopo pagina.

 

 

Quali sono gli obiettivi che ti prefiggi, se ci sono, con la tua scrittura?

 

Dopo questo terzo posto, mia moglie dice che devo necessariamente scrivere un romanzo… di successo! Vedrò di non deluderla.

 

 

Secondo il tuo punto di vista, o anche secondo quello di altri, che cos’ha di caratteristico la tua scrittura, rispetto a quella dei tuoi contemporanei?

 

Tento di raccontare storie senza il filtro del patinato, cercando di renderle vivide, con personaggi credibili, episodi realistici anche nella loro crudezza.

 

 

Si dice che ogni scrittore abbia le sue “ossessioni”, temi intorno ai quali scriverà per tutta la vita, quali sono le tue? Nel corso degli anni hai notato un’evoluzione nella tua scrittura?

 

Non credo di avere “ossessioni”. Raccontando storie di uomini, raccolgo i temi ricorrenti che travalicano i generi e le epoche, intercettando disagi, bisogni, speranze e sogni che accompagnano da sempre il cammino dell’uomo.

 

 

Hai partecipato al Premio Babuk nella sezione Racconto breve, scrivi anche in versi? Se no, pensi che proverai?

 

In realtà i miei primi scritti adolescenziali sono in versi, non escludo prima o poi di tornare alla mia antica passione.

 

 

Quanto della tua terra di origine vive nella tua scrittura?

 

Come detto provengo dal Salento, una terra di incroci culturali con antichissime civiltà. Questo ha influenzato molto la mia formazione, il mio amore per la classicità e di conseguenza la mia scrittura.

 

 

Qual è il rapporto tra immaginazione e realtà? Lo scrittore si trova a cavallo di due mondi?

 

Senza dubbio. Infatti, per esempio, io immagino lo scrittore come un essere con i piedi ben piantati per terra, per "sentire il reale", e la testa tra le nuvole, per “vedere il fantastico”. Ecco, io ora l’ho immaginato, l’ho descritto e chi ha letto lo ha potuto vedere immaginandolo a sua volta. La narrativa è un tramite tra il reale e l’immaginario.

 

 

Chi sono i tuoi lettori? Che rapporto hai con loro?

 

Non avendo pubblicato, i miei lettori sono per forza di cose le persone a me più vicine.

 

 

“Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso”. Che cosa pensi di questa frase di Marcel Proust, tratta da “Il tempo ritrovato”?

 

Questo è quello che sanno fare i grandi autori classici nella narrazione, dare strumenti al lettore per conoscere meglio se stesso, attraverso gli errori, i successi o le sconfitte pagina dopo pagina nella storia del protagonista.

 

 

Quali sono gli indicatori che utilizzi nel valutare, se così ci è permesso dire, un testo? Quali sono, a tuo avviso, le caratteristiche di una buona scrittura? Hai mai fatto interventi critici? Hai scritto recensioni di opere di altri autori?

 

Un testo, a mio avviso, deve essere scorrevole nella lettura, coerente nelle dinamiche e raccontare una storia nella quale riconoscersi.

Non ho mai fatto interventi critici o recensioni di testi altrui.

 

 

In relazione alla tua scrittura, qual è la critica più bella che hai ricevuto?

 

La critica più bella che ho ricevuto è stata che, pur non essendo al momento un mio testo in esame ancora adeguato, aveva tutte le caratteristiche per un sicuro miglioramento futuro.

 

 

C’è una critica “negativa” che ti ha spronato a fare meglio, a modificare qualcosa nella tua scrittura al fine di “migliorare”?

 

Vale la stessa risposta data alla domanda precedente.

 

 

A cosa stai lavorando? C’è qualche tua pubblicazione in arrivo?

 

Ho in mente di realizzare l’auspicio di mia moglie, che come ho già detto è quello di scrivere un romanzo (di successo ovviamente).

 

 

Quali altre passioni coltivi, oltre la scrittura?

 

Sono un appassionato sportivo e pratico triathlon da molti anni. Uno sport individuale che richiede impegno, dedizione e disciplina. Come la scrittura d’altronde.

 

 

Hai qualcosa da dire agli autori che pubblicano i loro testi su LaRecherche.it? Che cosa pensi, più in generale, della libera scrittura in rete e dell’editoria elettronica?

 

Trovo che sia un fatto meritorio pubblicare in modo accessibile a tutti. Spero che l’iniziativa continui per lungo tempo.

 

 

Vuoi aggiungere qualcosa? C’è una domanda che non ti hanno mai posto e alla quale vorresti invece dare una risposta?

 

Approfitto di questo spazio, che mi avete gentilmente offerto, per ringraziare di cuore l’Associazione per l’opportunità che dà agli autori di esprimersi, misurarsi nel concorso e alla platea dei lettori di goderne.

 

 

Grazie.

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