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al testo di Giuseppe lonatro
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Detesto le persone che parlano incessantemente, immerse nei loro racconti infiniti della loro esistenza che, nella maggior parte dei casi è piatta. Per ogni argomento hanno la loro esperienza unica, sembrano aver viaggiato ovunque, visto tutto, fatto ogni cosa. Non sopporto chi è privo di empatia, o peggio ancora, chi finge di averla solo per riportare l’attenzione su di sé, per far brillare nuovamente il proprio ego. Nutro invece, una predilezione per chi parla poco, anche se sono portato alla diffidenza, (una delle mie grandi contraddizioni). Preferisco ascoltare piuttosto che parlare; l’ascolto mi risparmia l’imbarazzo di non avere nulla da dire, mi fa sentire compreso e mi permette di non parlare quasi mai di me stesso. A chi interessa davvero? Non credo di avere nulla di così interessante da condividere con “gli altri”, o forse sì, ma non pretendo che altri mi ascoltino. Le cose più importanti preferisco scriverle (una mia abitudine che coltivo da tanto tempo), oppure fotografarle… rubare attimi di vita, ma solo in bianco e nero, dove la verità non si può nascondere. Nelle foto a colori la realtà è falsata, ognuno vede quello che vuole vedere. Quando incontro qualcuno che parla poco, spesso intuisco che questi custodisce una storia straordinaria, ed è allora, solo in quel momento, mi sento spinto ad aprirmi, a parlare. Quando questo accade, gradualmente, quella persona riesce a far emergere la mia vita, a farmi condividere con lei quei frammenti di esistenza che credevo perduti nei remoti angoli della mia memoria. In questo modo, ho l’opportunità di riscoprire me stesso e magari qualcosa in più. Ma non lo vado a dire in giro. - 2022 -
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