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La messa del Papa e la storia di Mos

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IL PAPA, MOSè, IL POPOLO NEL DESERTO, I SERPENTI E L’INCAPACITà DEL POPOLO DI RINGRAZIARE CHI CERCA DI TRARLO FUORI DAI GUAI. La messa officiata da Papa Francesco questa mattina, aveva lo scopo di parlare della Croce e dell’importanza salvatrice di questa, che assume come simbolo. Per farlo, il Papa si è rivolto alle scritture, come solitamente si fa in Chiesa durante la messa. Ha letto questo passo: -“In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì. Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.” - L’ascolto su di me ha avuto anche un altro effetto, ossia mi ha fatto riflettere, ricordando in quante occasioni il popolo di Israele, salvato, secondo le scritture, da Mosè, che lo ha liberato (sempre secondo le scritture), dalla soggezione al Faraone d’Egitto, si sia scagliato proprio contro l’uomo che li aveva salvati e li guidava. Certo: la strada verso la “Terra promessa” (che il povero Mosè non vedrà mai perché ha dubitato delle parole di Dio) non era delle più facili. Anche oggi, volendo fare un paragone forte, la strada per noi italiani, allo scopo di uscire dalla prigionia del virus e raggiungere la “terra promessa”, della liberazione da questi, non è facile. Il racconto mi ha fatto pensare a quanto sia difficile per chi detiene un potere (per cui detiene anche la responsabilità di prendere delle decisioni, specialmente senza essere “un Mosè” e senza l’ufficiale aiuto di un dio), essere ascoltato e anche compreso, apprezzato, seguito con fiducia costantemente, dalla cittadinanza. Noi Italiani, come accade nel mondo, in questo periodo di pandemia, siamo costretti a camminare nel deserto della paura e della morte, laddove tanti di noi hanno perduto parenti ed amici, senza neanche avere potuto dare loro un abbraccio, stringendoci nel cuore massacrato soltanto l’ultimo ricordo di uno sguardo e di una parola, sperando che quel ricordo che raccoglie l’anima, sia sereno. Che non abbia, invece, conservato un litigio banale oppure l’impossibilità di un incontro, a causa della divisione cui il virus ci costringe. Intanto: affidiamo la salute dei nostri cari a personale medico ed infermieristico che non conosciamo. Sappiamo che anche loro sono colpiti ogni giorno da “serpenti brucianti” e che nessun Mosè può innalzare un serpente di bronzo sul proprio bastone per mostrarlo loro e neutralizzare il morso omicida. Però un serpente ce lo offre la scienza: quello che è il simbolo della medicina: Il bastone di Asclepio, l’antico simbolo greco che consiste in un serpente attorcigliato intorno ad una verga. L’altro simbolo di salvezza ce l’offre la Chiesa: ed è l’immagine di Gesù sulla croce. Intanto facciamo ognuno di noi la nostra parte cercando di essere più pazienti, nell’attraversare il nostro deserto virale, di quanto facessero gli Ebrei nei racconti biblici. Bianca Fasano. 31/03/2020. Note.Il Signore disse a Mosè: «prendi il bastone; tu e tuo fratello Aronne convocate la comunità e parlate a quella roccia, in loro presenza, ed essa darà la sua acqua; tu farai sgorgare per loro acqua dalla roccia e darai da bere alla comunità e al suo bestiame». Mosè dunque prese il bastone che era davanti al Signore, come il Signore gli aveva comandato. Mosè ed Aronne convocarono l’assemblea’di’fronte’alla’roccia,’e’Mosè’disse’loro’«Ora’ascoltate’o’ribelli;’faremo’uscire’per’voi’acqua’da’questa’roccia?»‘e’Mosè’alzò’la’mano,’percosse’la’roccia’col’suo’bastone’due’volte,’e’ne’uscì’acqua’in’abbondanza;’e’la’comunità’e’il’suo’bestiame’bevvero.’Poi’il’Signore’disse’a’Mosè’ed’Aronne:’«Siccome’non’avete’avuto’fiducia’in’me’per’dar’gloria’al’mio’santo’nome’agli occhi’dei’figli’d’Israele,’voi’non’condurrete’quest’assemblea’nel’paese’che’io’le’do».

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