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al testo di Savino Carone
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DEDICA
In morte della mia anima belligerante Mamma, quando ti ho vista morta niente ti somigliava: non eri tu quella bella e viva che ho sempre conosciuto non eri quella che chiedeva aiuto anzi lo dava. Una radice avvinta alla nostra specie: questo mi chiama non l’anima ma solo un ircocervo di patti segreti, un sodo miscuglio di fatti ereditari e di visioni, situazioni fuori controllo per noi che credevamo opportuno Avere Controllo, scopo del tutto. Io sento forti le tue ambizioni cose di poco, piccolo borghesi… mamma tu che capivi le ruvide pulsioni, le accecanti passioni che come lame mi trafiggevano fino a diventare sogni e speranze evanescenti, capivi che mai avrei riscosso dei proventi chiari dalla mia vita, dalle mie esperienze che tu pensavi intrecciata col destino brillante di luce, di comprensione, come se il nulla avesse dimensione reale, quasi il tuo sogno seguisse il mio cammino lungo una grande strada che si volse verso una scura solitaria deriva di cose non fatte. Tu mi conoscevi, sono tuo figlio figlio dei tuoi pensieri e nessuno ti piangerà come volevi, come Mentre ti Guardo Là, ti piango.
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