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al testo di Federico Cesareo
Delirio
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E ancor rifugio cerca all'oasi falsa chimera di disilluse spemi L'alma tradita e stanca che di mortal gelore approssimarsi avverte il lieve passo.
E si trascina prima e si dispera e piange che L'Amore arsura come fuoco dentro s'avvampa e brucia.
S'abbatte infine e su aride labbra muto nome bisbiglia che dal pensiero fugge.
A se' forse richiama per ritornar sui passi ma invano
Di miraggio ingannevole e crudele vittima ormai si logora e a partorir frenetiche illusioni nuda s'accoscia.
Ma morti sono generati da fattrice morta sogni e desideri che morti sono ancor prima di varcar la soglia.
Stringe sua mano nell'innatural travaglio di sottil rena un pugno e mentre s'adduol veloci sfuggono i granelli e niente resta: aperto il palmo e nudo.
Ma allora mente vacilla e gia' s'appresta Morte avvoltoio a consumar macabro pasto sputando poi scarnite l'ossa nell'arido deserto della vita.
Federico Cesareo
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Alfredo Caputo
- 13/07/2009 13:55:00
[ leggi altri commenti di Alfredo Caputo » ]
Belle le prime 5 strofe. Le ultime 3 le trovo un po pesanti e ripetitive. In ogni caso molto denso e profondo il componimento, luso del linguaggio è abilmente elaborato e ricercato.
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giuliano
- 13/07/2009 11:59:00
[ leggi altri commenti di giuliano » ]
"Tra il ricordo di un sogno e il ricordo di una realtà non passano molte differenze" (M. Proust) Mi sembra che Federico abbia abilmente rimescolato sogno e ricordo "uniformando" il tutto con una patina di addolorata sapienza.
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