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Delirio

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E ancor rifugio cerca all'oasi
falsa chimera di disilluse spemi
L'alma tradita e stanca
che di mortal gelore
approssimarsi avverte il lieve passo.

E si trascina prima e si dispera
e piange
che L'Amore arsura
come fuoco
dentro s'avvampa e brucia.

S'abbatte infine e su aride labbra
muto nome bisbiglia
che dal pensiero fugge.

A se' forse richiama
per ritornar sui passi
ma invano

Di miraggio ingannevole e crudele
vittima ormai
si logora e a partorir frenetiche
illusioni nuda s'accoscia.

Ma morti sono
generati da fattrice morta
sogni e desideri
che morti sono ancor prima
di varcar la soglia.

Stringe sua mano nell'innatural travaglio
di sottil rena un pugno
e mentre s'adduol
veloci sfuggono i granelli e niente resta:
aperto il palmo e nudo.

Ma allora mente vacilla e gia' s'appresta
Morte avvoltoio a consumar macabro pasto
sputando poi scarnite
l'ossa
nell'arido deserto della vita.

Federico Cesareo

 Alfredo Caputo - 13/07/2009 13:55:00 [ leggi altri commenti di Alfredo Caputo » ]

Belle le prime 5 strofe. Le ultime 3 le trovo un po’ pesanti e ripetitive. In ogni caso molto denso e profondo il componimento, l’uso del linguaggio è abilmente elaborato e ricercato.

 giuliano - 13/07/2009 11:59:00 [ leggi altri commenti di giuliano » ]

"Tra il ricordo di un sogno e il ricordo di una realtà non passano molte differenze" (M. Proust)
Mi sembra che Federico abbia abilmente rimescolato sogno e ricordo "uniformando" il tutto con una patina di addolorata sapienza.

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