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al testo di Amina Narimi
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Il chiaro dell’occhio è proteso nel dono, ciò che sussurra prima del fremito, al movimento delle nostre mani. Non spezza mai il filo l'accoglienza cammina. cammina con la propria storia.
E il vento insiste nel domandare perché come i bambini basta toccare certi punti dell’aria che s'incantano le dita nel grande suono- consegnando i pensieri al vuoto che non soffre.
Nessun fiore raccolto nell’urna sa dire alla voce il colore più dolce, calpestando la terra, il viaggio oracolare dei nostri volti nell'andare incontro al fresco del mattino Domani porta con sé lo spazio inviolato degli occhi, .che inconsapevoli corrono. nella misericordia di un’aurora, colmando le pupille di presenze, spose dei sogni, emozionate.
è così che faccio quando manchi, corro con lo spago legato intorno al polso e un palloncino sale e viene giù dal cielo mentre pronuncio :- Lontano- e poi –Qui- per farti comparire quando giro sulla la strada quasi trasparente rinasci di continuo. E ci guardiamo scendere il cielo dalle mani in un’altra terra come
è con te che sollevo gli occhi caldi e sembrano tutte le nuvole essere in coppia per sempre quando tornano indietro per rinascere dall’acqua pronunciando la stessa parola - Qui - e poi- Lontano-
ci tocchiamo all'indietro nello sguardo liquido dell’angelo se dal polso tiri il filo la terra stessa è un angelo che ci mescola leggeri insieme al vento come dopo l'amore risponde al nostro sogno entra nella radice, poi vola via al centro della stanza azzurra niente è più grande, penetrato ogni canto da un'infinita distanza- Avere ricordi non basta-
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