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al testo di Romana Ricciardi
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Quando era nato, novantadue anni prima, c'era la neve. Erano i primi giorni di Marzo, ma la primavera era ancora molto lontana. La bufera aveva impazzato per tutta la notte e sua madre, rottesi le acque, aveva atteso in solitudine davanti al camino, con gli occhi fissi alle fiamme. Ma la levatrice non arrivava e non c'era più tempo. Albeggiava appena quando la ragazza decise di uscire a cercare aiuto. Il vento si era calmato, e i fiocchi cadevano radi e stanchi dopo la furia della notte. La campagna era scomparsa sotto la candida coltre e la strada si intravedeva appena. Le doglie stavano ormai montando, pure e dolorose. La ragazza camminava a fatica tra la neve alta, sprofondando e risollevandosi, quando, allo stremo delle forze, cadde a terra priva di sensi. Fu in quella culla gelida e bianca che Aurelio venne alla luce. Dalla casa in fondo al campo i vicini avevano visto sua madre arrivare, una piccola macchia scura sperduta nella distesa abbacinante, e le erano andati incontro appena in tempo per raccogliere il bambino dal suo grembo. Erano passati tanti e tanti anni da allora, una vita intera, ed ora era Aurelio a lottare tra le coltri bianche di un letto d'ospedale, tra le fiamme ardenti della malattia. Era allo stremo. Il dolore mordeva, divorava. Stordiva. Brevi momenti di lucidità si alternavano a lunghi periodi di semi coscienza. Quando Aurelio vide avvicinarsi qualcuno, pensò che fosse la solita infermiera venuta a somministrare la terapia antidolorifica. Ma poi si avvide del camicie bianco, di un lucore misteriosamente abbagliante e allora guardò meglio. Era una donna bellissima. I capelli scuri sulle spalle, la pelle diafana, gli occhi azzurri, limpidi come piccoli vortici acquosi. La vide silenziosa, preparare la siringa. Lei chiese: "Sei pronto?" "Si, sono pronto" mormorò lui in un soffio "Solo, per favore, non farmi male" "Non ti preoccupare" disse lei in un sussurro, con il sorriso tenero e sicuro di una madre al bimbo atterrito dalla notte. "Non ti preoccupare Aurelio. Vedrai, sarò dolce come la neve". E così come era arrivato tanti anni prima, Aurelio serenamente se ne andò. |
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