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al testo di Alessandro Martino
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dicembre ha nascite continue vegetazione e luce sotto lastre di cristallo le nevicate capovolte, le braci senza ceppi e le pettinature dei paesi nei mercati dal ventre dei sogni.
- è a rigoli di caldo, o appena due fessure-
dicembre ha appannature di lente messe a fuoco, e lenti dalle funzioni alle tovaglie quegli scialle caduti per errore da schienali tra pane a segmento, posate in croce tombole e chicchi d'uva passa al nero seppia di pupille insonni.
- ha bucce di ore, coltelli a raso, macchie, fiocchi da dare al gatto e graffi per costringerlo a ballare-
dicembre ha gemme luminose nella gola da adornare deglutendo città e dintorni, pensieri facili, pieghevoli, ridotti in scatola ha pugni di stagnola e corsi di manovre su piccoli plastici con emorragie di intenti.
- ha condomìni silenziosi e androni, combustioni di micce e nuvole di zolfo a quiete ritrovata-
dicembre ha risme di dettato lettere da accartocciare come sono già in messaggi di segreterie vischi in pellicole arricciate con ricordo addobbi e debiti da rimandare.
- ha monti di schiene brille, telai di giorni confezionai in blister-
dicembre non sa dare, dicembre mette sacchi sui pianerottoli, spioncini ai baci quarzo ombreggiato ai muri di un fuori che non ci riguarda e polvere sui manubri disassati nella ruvidità delle cantine coi frastuoni d'occasione poi più niente.
- ha viaggi di andata e ritorno, ultime curve e scuse per scendere ad amarsi, e continuare a farlo, sempre, così come non si è -
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