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Dei poeti e del poetare

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Una folla di io sono i poeti.

Una folla sparsa e persa

dentro chiuse stanze

su spianate di carte

su telecanali

a bordo di velieri

nominali

di virtuali scaffali di doleances

di minimali gioie

di virtuose paranoie.

 

Assiepati stanno nelle antologie

come invenduti pomi

nelle ceste dei fruttaioli

di periferia

scandendo stagioni

scoprendo meteopatie verbali

proponendo meteo terapie

in rima e in libera caduta.

Ivi la poesia – un fumo

o forse meno – traversa i versi

con un vago sentore … di scansia.

 

Una folla di io sono i poeti.

Ciascuno è solo - per costituzione -

dentro  la vescica del suo Sé

a gestire il demone del canto

a grufolare tra l’erba delle parole/pianto

a ruminare sulle pampas letterarie

dove Natura Bella

e umanità meschine

fioriscono in pascolo ferace.

 

Questi gli alimenti da metabolizzare

con i fluenti enzimi

del desiderio e della frustrazione

di modo che il Sé - nato piccino -

prenda statura da Dio

e per modestia

prenda nome di io–

magari sottinteso nella persona

del verbo contemplante

che funge da occhio universale.

 

Un io– quello dei poeti –

dallo sguardo ipermetrope

e molti libreschi sensi

molto cuore e altri

debordanti sentimenti.

E piangono i poeti

la loro sublime solitudine

i loro oltretombali amori

i loro feroci e denegati odi.

 

Spiano quel tu che a loro manca.

E –  quando non usabile

a guisa sgabello –

lo stringono –  in effigie –

nel cerchio

della loro flebile lucerna.

 

Il/la poeta! Dopo aver

sperimentato e pianto

ogni specie – consentita! –

di emozione …

Dopo molte dichiarate

antalgiche passioni

e ogni conclamata smania -

regolamentare! –

avendo percorso clivi

di personale scoramento

e averli estesi a modelli universali

di catasto e di visura …

 

Dopo aver dipinto in fregi neri -

per lungo per largo e per traverso -

le più colorate sensazioni –

raccolte in forza

della specifica entratura

dell’Io poetico

nei misteri della Natura

e nell’ascesi della Psiché -

lecito è domandarsi

 

"Ma perché

risulta così inusuale

che l’Ego esistenziale

del Poeta

si scopra  e si dichiari –

magari in forma antipoetica -

parcella solidale e sindacante

di quel noi meno formale –

senza di cui bene ci campa

alcuna gente -

ma senza di cui si è … niente?

 

 Maria Rosa Giannalia - 01/01/2015 19:43:00 [ leggi altri commenti di Maria Rosa Giannalia » ]

Questa, Bianca, mi era sfuggita. E’ tra le tue più belle. Parole sagaci e sapienti che illuminano gli anfratti più reconditi che il poeta sa, con maestria, celare perfino a se stesso. Però, il poeta è anche questo, ed è figlio e compagno della solitudine.

 Cristiana Fischer - 30/10/2013 17:40:00 [ leggi altri commenti di Cristiana Fischer » ]

noi poeti (tutti gli umani, di fatto) abbiamo casa in aria (nello spirito?) e si respira, "la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque", Genesi 1,2. "Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede" Galati, 3, 29.

 Franca Alaimo - 30/10/2013 15:40:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Un rimprovero fermo e severo a chi fa uso della scrittura poetica solo per gonfiare a dismisura il suo io e la sua vanità; ed un invito a sentirsi parte dell’umanità, a pronunciare finalmente un noi, visto che, senza, ciascuno di noi è niente.
Tuttavia, per sua natura, lo scrittore è vocato alla solitudine e questo lo sa anche Bianca. Si tratta di capire allora se questa "necessaria" solitudine sia un vuoto o una condizione per pensare alle sorti dell’umanità, per assumerne, quasi cristologcamente, le croci e concepire la poesia come una risposta ed una "riparazione" al disordine ed al male. Cioè la distanza tra superbia ed umiltà. Allora, come scrive Thomas Merton, scrivere è "pensare, vivere, pregare."

 Cristiana Fischer - 28/10/2013 10:52:00 [ leggi altri commenti di Cristiana Fischer » ]

io sono una folla di poeti
abbiamo casa in aria e si respira

 medusa - 28/10/2013 08:22:00 [ leggi altri commenti di medusa » ]

Una folla e io sono i poeti
Una folla di io Noi diventano i poeti
occhi velati per svelare
archivisti sistematici
rimettono le cose al loro posto
ordine ristabilito
ogni errore da sè
ogni errare da sè
Una folla di io sonoi poeti
a scontare una condanna a vita
fine pena Mai...
una pena che vale.
Grazie

  Cristina Bizzarri - 27/10/2013 23:44:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Una mano sapiente, che trasforma e stravolge tutti i luoghi comuni intorno al poeta e alla poesia. Mano guidata da un cervello sano e ... ben nutrito.
Chapeau!

 Loredana Savelli - 27/10/2013 21:26:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Eccezionale!!!

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