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al testo di Piero Passaro
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Quello di cui non abbiamo tenuto conto è il bancone del bar. Il bancone del bar è uno degli esempi più chiari di disarmante frontalità che possa esserci; tu non hai creato niente puoi solo ordinare secondo un menù regolato. Il bar è un campione della vita sociale democratica. Non possiedi il bar perchè non hai creato il bar. Puoi solo esserne cliente, fruirne. Si pensa che, visto lo scambio del bene o del servizio per denaro, ci sia una corrispettiva bidirezionalità rapportuale. Niente di così lontano dal buon senso. Il valore attribuito al denaro è stabilito da un sistema aleatorio e pregiudicato: l'uomo. Porgendo denaro (oggetto valorizzato da qualcosa che non è sistemico e determinato) ottieni un servizio ed è così che il potere dell'immobile è insito nel piano d'esistenza materialistico in cui ci troviamo. La materia è materia. Mattone su mattone. Quello che conta è la possessione che, se supportata dalla propria creazione, concede il misticismo del potere. L'immobile è lì. Il denaro confluisce. Come si può non tenere conto di questo? Il materialismo storico è il vero umanesimo: umanamente materiale. Del resto l'uomo è carne, corpo e, perfino nel ricordo spontaneo ed emotivo, si ricorda cosa ha posseduto un umano dopo la sua dipartita. Valore affettivo: è ciò che ci si appresta a dire di consueto quando si consegna valore ad un oggetto materiale di un defunto. Ma l'ammissione del valore non è di natura emotiva bensì di natura materiale capace di sostituire il corpo del defunto. La mia riflessione culmina così: se è vero che un umano può scompensare emotivamente un altro umano, tramite pathos, secondo la scala delle emozioni positive e negative, è altrettanto possibile affermare che questa capacità ce l'ha intrinsecamente anche il materiale. Una casa può creare felicità edonistica istantanea così come un umano che decide il proprio consorte. Si, proprio quella persona fra le tante con i suoi egoismi difettosi. Ha scelto una casa e un umano. Si appoggia nel taschino il binomio felicitazione-luogo in cui vivere assieme alla felicitazione-persona con cui vivere. Siamo oggetti usati da elementi per conto di materiali. L'oggetto è immortale, noi siamo soggetti al deterioramento.
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Piero Passaro
- 10/01/2018 13:54:00
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Gentile Angelo Ricotta,
la ringrazio per aver letto il mio scritto innanzitutto. Secondariamente, i quesiti che lei pone sono sicuramente spunti interessanti che potrebbero farmi pensare ad un eventuale "seguito" con cui il personaggio che scrive possa risponderle.
Nonostante le derivazioni filosofiche superficiali (evidenti anche dal titolo ironico) mi sono concentrato nel concepire un "carattere scrivente" vale a dire scrivere interpretando un personaggio che lo sta facendo.
Cercherò di esaurire gli spunti e gli interrogativi con una successiva parte.
Con viva cordialità Piero
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Angelo Ricotta
- 10/01/2018 07:18:00
[ leggi altri commenti di Angelo Ricotta » ]
"Loggetto è immortale, noi siamo soggetti al deterioramento."
Riflessioni condivisibili. Però nulla è immortale o tutto lo è in una certa asserzione (il dogma della conservazione della materia-energia) per cui nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma. Una montagna come individualità può sembrarci immortale ma solo relativamente alle nostre brevi vite. Se la osservassimo su scale geologiche di milioni di anni ci manifesterebbe tutta la sua caducità. Aggiungo che a volte le cose si trasformano in modo tale da rendere difficile il riconoscere il suaccennato principio di conservazione. Ad esempio che fine fa la materia inghiottita da un buco nero? Siamo sicuri che il principio valga ancora e in che senso?
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