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tutti hanno un qualche male

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Le carni del tuo sguardo

sono di sconto

per la cena tardi,

 

sono lì

a strozzarmi gli occhi

che cedono

 

all’ultima guardia.

 

La forma della  stanza

si stropiccia

con gli sbadigli del giorno,

 

la tua terrazza,

i tuoi volami qui,

volami là. volami

 

sulle note

di un mandalà

che si perde nela bocca

 

di questo vento

che troppe volte

 

ha tirato il fiato.

 

 

 Si  accontenta

di affamare i pensieri,

se nel  pugno chiuso delle ciglia

 

c’è l’ala sinistra del fondo,

 

eppure sai.

ogni perdita

è un’immagine corta.

 

Saliranno,

tra le fiamme

della pioggia,

 

solo i ricordi

che scorsero 

l’intimità del sangue.

 

E si rannicchieranno

i ricordi di noi,

sul letto del tuo profondo.

 

Ma  lo spazio infinito

che hai dentro

È un  cielo che si vendica

 

a metà,

 

e scorda  presto la sua fame.

 

In cima alla strada

di questo tuo giorno

Ho visto un ragno  che aveva

 

un sole ferito  in bocca.

sono le fatiche delle memorie

a  fare il bisogno  degli inganni.

 

Ora,  i  respiri di una voce

grattano   una promessa

e non vince mai

 

nessuno.  Ma tranquilla.

Ci sarà un assassino dei nostri sorrisi,

l’ho visto in  una  natica di luce

 

nel buio dei nostri giorni.  e sai.

tutti hanno un qualche male

non c’è nessuno

 

che non ha davvero niente.

anche a casa si chiude presto la sera,

si sbircia la notte da una finestra,

 

e cala dolce il silenzio,

le stoviglie di marta regalano

gli acuti allo chopin bagnato

di pioggia, che dolce

 

 accompagna le iniziali

dei tuoi sospiri 

e la forma perfetta gentile

 

di tutto quanto

la notte ha nascosto

nella tasca di dietro.

 

So di vivere nei luoghi

che catturano

sogni tanto crudeli,

 

un tempo,

 

 

 

da renderli territori

per api gentili,

 

adesso;  queste impronte

dei tuoi occhi cercavo,

 

che lasciano traccia

 

 

 

di un qualcuno che è già

passato,

 

della sua morte,

 

della sua scomparsa, di cieli

 maestri di luce

 

perché insegnano ombre.

 

Ma la tua  parola

è  solo un pezzo di paura

rotto nel bicchiere

 

che porti tra le labbra.

 

Chi la disfa, chi la dipinge sui  muri,

chi la asfalta sulle labbra

di quel  domani

 

che va in giro

con i silenzi al guinzaglio

e vede il sole sputare  il sangue

 

contro il vetro;

 il disegno ha la penna

di un respiro, una morte di secoli,

 

una folta chioma di fiamma.

 

 

 

Vai, e portali  via con te 

i tuoi occhi,

luoghi  in cui troppi ladri

 

l’hanno fatta franca.

l’errore che ti cammina

attraverso con le scarpe

 

si  consuma nell’equilibrio

degli spazi di  memoria  

che riflettono,

 

sul  soffitto dei miei sbagli.

 

 

 

 Vai, e non farti correre addosso.

scintillano ritagli di luce

sul figlio del rasoio

 

 

 

e il vento è solo l'urlo del volo.

 

 

 

 

 Elisa Mazzieri - 24/12/2014 21:04:00 [ leggi altri commenti di Elisa Mazzieri » ]

La vendetta a metà, soprattutto, ma in assoluto il piano scambiato, obliquo, alla fine, per chi volesse usarlo, ricorda che c’è un libero arbitrare. (Auto)ironica anziché giudicante, eppure dice tutto, e mica è niente!

 Adielle - 18/07/2013 08:24:00 [ leggi altri commenti di Adielle » ]

Brividi

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