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L’uomo della metropolitana

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L'uomo sulla metropolitana  ha occhialini da presbite

e la testa chinata su un ipad di prima generazione

l'uomo è nero

porta pantaloni di velluto chiari

e una giacca blu dello stesso tessuto

l'uomo ha fretta, attende la fermata

lavora sul suo ipad

ha un'infanzia africana

e di guerra

due fratelli morti di freddo su una nave bucata

ora lavora in una multinazionale.

Scende in fretta dalla metropolitana

con la testa bassa

l'ipad nella cartella

l'uomo è di mezza età

una mezza vita di guerra

ha un anello al dito

due figli che giocano col computer

l'uomo ha passo veloce

lo sguardo preoccupato

l'uomo ha raccolto pomodori

dormito in stazione

è scappato da vigilantes

e da assessori

ha vinto quasi tutte le guerre

i vicini di casa  gli stringono la mano

e gli danno del lei

e  la notte ora

non gli fa più paura.

L'uomo cammina in fretta

come è grigio il cielo di Milano

in primavera

l'uomo è di mezza età

la seconda metà ancora incerta

cammina in fretta

pensa al futuro

e al passato

lavora in una multinazionale

ha raccolto pomodori sotto minacce di frusta

pensa: domani?

Una sciarpa a proteggerlo dal freddo

entra nel cancello di un palazzo di vetro che riflette il grigio del cielo

vede il passato

nel suo futuro.



 Luciana Riommi Baldaccini - 23/04/2013 00:15:00 [ leggi altri commenti di Luciana Riommi Baldaccini » ]

Estremamente efficace nella sua estrema verità!

 Luigi Maffezzoli - 21/04/2013 16:09:00 [ leggi altri commenti di Luigi Maffezzoli » ]

Grazie, siete molto generosi. I mezzi pubblici sono una grande fonte di ispirazione. A presto.
Luigi

 Loredana Savelli - 21/04/2013 13:57:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Grande poesia, oltre ogni considerazione sociale e ambientale. Ci sono così tanti messaggi e così tanta poesia da esere secondo me un capolavoro.
Ciao

 Lorenzo Mullon - 21/04/2013 13:42:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

Quest’uomo siamo noi, e il palazzo di vetro è il nostro specchio, dove osserviamo un futuro grigio pieno d’incertezza.
Bello che sia nero, che abbia raccolto i pomodori sotto minacce di frusta ma lavori in una multinazionale... da questa confusione di epoche e ruoli deve per forza scaturire una poesia, non c’è nessuna risposta a domande impossibili, resta il silenzio interiore, e la condivisione, come uniche ancore di una identità senza appigli.
Non lasciamoci soli!

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