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Lu vrasiero

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LU VRASIERO
In vernacolo cilentano recente

Face ‘nu friddo
ca s’è gelata l’acqua
int’à la votte
sott’a lu’ pirgulato
r’uva fraula addirosa
annanti a lu’ purtone re la casa.
Rint’à la stalla,
a lu lato re la cascina,
zimmari, crape e ciucci,
vacche, vuoi e vetieddi,
se songo già ‘mbrugliati
rint’à la paglia re la lettèra
cercanno lu calore re la stalla
e frecanneso nu’ pucuriddo
crianno solidarietà bistiale.
Pure lu’ cane re uardia,
che facìa l’antifurto,
s’è stinnicciato tremmulianno
vicino a li menne re ‘na vacca
pe’ meglio s’accanteglià.
Sulo lu’ uatto, ca’ stace rint’à la casa,
pe’ prutegge lu’ ggrano rint’à lu cascione,
ra’ li surece ca’ vanno spertusianno,
s’è feccato accanto a lu’ vrasiere,
vuardanno la leuna c’arde e ‘nfoca.
Catello Nastro

TRADUZIONE
Nelle cascine collinari del Cilento, d’inverno fa un freddo tremendo e la famiglia si riunisce attorno al braciere per riscaldarsi. L’unico animale ammesso in casa è il gatto che fungeva da antifurto contro i topi, che dopo aver aperto un buco nella parte superiore della cassa, s’infilavano e s’ingozzavano sporcando anche il residuo grano. Affianco a la cascina, la stalla per mucche, porci e asini e un cane che li proteggeva da eventuali furti. Privilegiato il gatto che era l’unico a riscaldarsi col braciere.

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