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l’albero della vita

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Un colpo di remo – L’ Albero della vita

Walter luigi massimo Maccari


E’ tempo che l’analisi politica contemporanea la quale specchia le nostre vite in similitudine con l’Albero ( germoglio e frutta, il ramo marcio, il rampo storto ) riprendendo con forza considerazioni kantiane, si riproponga e faccia pulizia di interpretazioni che nel passar del tempo sono semplicemente maturate.

Il terreno dove quell’albero è piantato, è stato abbondantemente concimato. La Storia ci è testimone che una delle prime pattumazioni è stato effettuato quasi esclusivamente dal “principio della Fede”. Nell’incapacità di elaborare un qualsivoglia filone di crescita sociale, altro non rimase a quell’uomo medievale che inserirsi nell’antica querelle che aveva portato l’uomo occidentale a scontrarsi tra il papato e l’Impero, tra Guelfi e Ghibellini, tra il potere civile sommato alla figura temporale del Papa, quale rappresentante di Dio in Terra, e un potere umano stabilito dagli umani (un inter-pares) qual’era l’Imperatore. Nella lentezza della Storia risuonavano stancamente le note della Bibbia con le campane del Vangelo.

Poco altro sapevano quegli uomini e dall’interesse personale in nome della fede ambivano ad altro, chi nel sopruso dell’entità spirituale piccola, chi invece nella speranza della crescita grande, e la drammaticità dello scontro è arrivato correlato da innumerevoli gesta e scoperte fino al 1945; che è il “tempo-zero” della nostra esistenza contemporanea.
Più di una generazione ha lottato fino alla morte per rassodare il terreno, ed ha piantato un seme esclusivo (dell’antica semenza una modificatio genetica), un seme che nel suo interno ha il sacrificio e la lotta dell’Umanità: è il seme della Libertà.
Nella secolare storia dell’uomo difficlmente un concetto così alto è divenuto un esteso terreno di coltura.
Dalla nascita della statualità e della Democrazia, dalle guerre servili a quelle di liberazione, dalle guerre di Indipendenza a quelle della Resistenza quel terreno che era solamente Speranza è nel nostro presente il luogo della crescita.
La libertà è sempre stata da conquistare, da rivendicare. I valori che l’umanità si è data sono sempre stati un “altro da che “.
Già la religione cristiana nasce sopra le macerie dell’arrogante e classista statualità dell’ Impero Romano, come un valore desiderato, e la lotta per la sua affermazione è piena di martiri e gesti. Ogni ricerca che abbia impegnato l’umanità è stata piena di princìpi e moralità, e il Paradiso è uno dei tanti paradigma del bene prezioso ultimo: la Libertà.
Nel Tao gli estremi si toccano: “ ultimo e primo, Cesare e Dio “
E’ stato così anche per la filosofia sociale del ‘900. Il socialismo nasce dalla mancanza e fa luce sui rapporti dell’uomo con l’uomo, sul tempo e il lavoro, sul benessere e la felicità. Il paradiso ha da essere in terra, “ nel tempo del cammin di nostra vita “.
Ecco il terreno è pronto, questo terreno è la Libertà. La semenza è buona i germogli fruttano un ramo dritto dove si rappresentano valori universali del Diritto e dell’uguaglianza tra i popoli.
La pace è uno dei punti di partenza e il riconoscimento sociale va incontro ai bisogni dell’individuo in tutto il Mondo.
Il mercato ha posto sullo stesso piano nazioni che solo pochi decenni fa erano in via di sviluppo (un eufemismo classista, del primo mondo e dell’emarginazione)
La crescita economica emancipa milioni di persone e nel “paesaggio politico “ contemporaneo due forze si fanno antagoniste e allo stesso tempo riflettono la comune appartenenza intellettuale.
Le forze politiche del progresso e quelle della conservazione, arrivano temprate sul palco della Storia, dopo lotte e stragi, dopo disastri e conquiste.
In nome dell’umanità le contrapposizioni filosofiche sono evidenti. Cittadini del Mondo o “ateniesi”. Dio o l’Imperatore.
Come sempre nella nostra millenaria esistenza le parti sono schierate.
Lucy ( il comune antenato “scimmia” scoperto nelle foreste pluviali dell’Etiopia) aveva un metatarso che le permise di camminare eretta, prima tra le “razze umane” si differenziò per un “ossicino” che ha cambiato il nostro “spazio vitale”. E non fu l’unico sentiero che percorse.
All’oggi destra e sinistra rappresentano questa “strada di valori”. La destra rappresenta un paesaggio noto, le istanze nazionali e di appartenenza tribale. Rappresenta un principio animale chiuso, attaccata ai propri simboli di riconoscimento. Il senso ordinario della divisione, la contraddizione di classe e spesso l’accumulo: è il simbolo politico del profitto e mai più deve rappresentare il sopruso. Nella Storia è stata: l’individualità, il Re, i Sacerdoti, il capitale, l’impresa, il Dictator, l’esercito, la nazionalità, il maschile*
La sinistra contemporanea si rifaccia al senso universalistico del proprio slancio sociale. L’uguaglianza di fronte la legge, lo stato e le possibilità. E’ la fraternità dei popoli che stanno costruendo il “luogo comune”. E’ la solidarietà, il wel-fare e la condivisione. Nella Storia è stata il principio di cittadinanza, il tribunato della Plebe, la rivolta servile, le Rivoluzioni, la Resistenza, la Costituente, il femminile*
Ecco l’Albero della vita è cambiato, non è più prodotto di un terreno accidentato, e casuale, dove lo sforzo della sua esistenza creava rami storti o marci. Ha imparato tramite la perdita e l’assimilazione a modificare il proprio terreno.
Lo ha concimato con le gemme disperse dal vento, dal polline che genera l’esistenza, dalla caduta dei rami secchi.
Sta diventando l’albero che con le sue fronde copre e assiste, rigenera e cresce con tutta l’Umanità che lo circonda e nel suo sviluppo si riconosce e gioisce.














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