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al testo di Silvia Scorrano
Cosa nasconde il desiderio di vendetta
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La vita ti offre occasioni, che non hai cercato, in cui la rabbia e l'incomprensione ti condurrebbero rapidamente ad architettare un atto vendicatorio. E' la mancanza di empatia nei nostri confronti che ci porta a immaginare come l'altro possa inciampare, a sua volta, per comprendere la nostra offesa. Con l'intenzione di violentare a nostra volta il prossimo non è possibile però plasmare la sua sensibilità. La vendetta è probabilmente il modo più ardito di far sì che la paura (di poter essere nuovamente feriti o di essere indifesi) si adoperi al servizio di una fantasia e di un progetto di controllo nei confronti dell'esterno. La vendetta non cambia il prossimo né cambia la ferita inferta né il luogo/momento in cui nell'età dell'infanzia si delineò per la prima volta quella creapa, ma di certo il desiderarla è una realtà mentale che nell'essere superata ci riporta alla pienezza del ns essere richiedendo il superamento stesso delle paure che quella ferita nasconde e l'apprendimento di nuovi criteri per distinguere chi è capace di empatia e chi non ne sarà capace (indipendentemente dalla ns volontà); scavando nella parte fragilizzata della propria sensiblità si scopre anche un termometro per la misurazione della sensibilità altrui.
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