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Rendite da capiali e da lavoro

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A proposito di rendite da capitali e da lavoro: un imbroglio tutto italiano

C'è una cosa da fare, e da fare in maniera radicale, forse impopolare per certi settori, ma necessaria a salvare il culo di questo Paese! Ribaltare il prelievo fiscale tra ricchezza prodotta dal lavoro e quella prodotta dalle rendite finanziarie! Non sono diventato comunista e nemmanco oltranzista, sono solo realista. Vi prego, seguitemi nel mio ragionamento e poi mandatemi pure a fare in culo!

Le rendite finanziarie sono tassate del 12 percento, quelle da lavoro fino ad oltre il 45. Praticamente un imprenditore che rischia capitali, che ci mette impegno e che da lavoro e quindi produce ricchezza, se a fine anno ha guadagnato 10 milioni di euro, ne versa quasi la metà allo Stato. Mentre il finanziere rampante che guadagna gli stessi soldi tenendoli tranquillamente investiti in titoli garantiti, paga poco più di 1,2 milioni allo Stato. Qualcosa non mi torna! Quell'imprenditore è un coglione! Dovrebbe vendere tutto, investire in titoli garantiti e starsene tranquillo a fare i cazzi suoi e se 1.000 operai perdono posto e 1.000 famiglie non hanno di che vivere, saranno cazzi loro! È quello che è successo da noi con questa assurda legge! Ricordate i Falck? E i Doria? Gli Olivetti? E i Lancia? E i Bianchi di Milano? E la famiglia Martini di Torino? E i Carpano? La famiglia Pezziol? E potrei continuare con i Tanzi di Parma per parlare dei giorni nostri, o di Cragnotti. E i Motta e gli Alemagna…

Aziende fallite, direte voi. Ed è vero! Ma il piccolo commerciante fallisce coi debiti e senza una lira, questi signori sono saltati con le tasche piene di soldi! Tanto per non fare nomi: Tanzi. Spariti migliaia di miliardi! Dove sono dove non sono, resta il fatto che non li ho io e credo manco voi. E allora? Allora sono investiti in titoli ed altro che si rifanno a società con sede a Cayman o qualche altro posto ed in culo lo hanno messo ai lavoratori.

I più raffinati - e furbi - hanno fatto ancora meglio: si sono comperati le banche! E quando l'industria entra nelle banche e i ruoli si confondono, è la fine! Ma che sia successo questo è normale! Chi è quell'ingenuo che potendo guadagnare di più rischiando di meno preferisce rischiare?

Sono i piccoli imprenditori - i grandi non esistono più, sono diventati uomini di finanza – quelli che reggono le sorti dell'economia nazionale: sono loro che producono lavoro e ricchezza, e se a fine anno le cose sono andate male rimettono di tasca propria. Non così la grande impresa: essa incassa i profitti e passa allo Stato, ovvero a noi - le perdite! Imprenditori del cazzo! Sono solo "prenditori"!

Guardate Tronchetti Provera: gioca con le banche! E dei problemi di Pirelli e prima anche Telecom se ne facesse carico lo Stato, se non vuol vedere sulla strada migliaia di famiglie! Come si fece carico delle perdite della Motta e di Alemagna dando vita al "polo alimentare" chiamato prima Sidalm e poi "vattelapesca" ed appena risanato dopo decenni di perdite, regalato per quattro lire a Cragnotti che ci ha fatto i cazzi suoi per poi riconsegnarlo allo Stato pieno di debiti! Ne sa qualcosa Prodi, pupillo di Nobili all'IRI, e gran commis dei poteri forti che con lui hanno fatto e disfatto lucrando su tutto!

Ed allora bisogna ribaltare tutto e tassare di più le rendite e di meno il lavoro. Solo così si spinge l'imprenditore a fare l'imprenditore e a non mollare tutto per fare il banchiere. Tassare meno il lavoro vuol dire dare più soldi alle maestranze e non fare arricchire di più l'industriale! Meno tasse più soldi in busta paga!

E qui si alza l'obiezione populista e subdola che dice: ma se si tassano di più le rendite finanziarie si puniscono i piccoli risparmiatori che hanno i 20/30 mila euro investiti in BOT e non è giusto! Palle! Quel tizio ci guadagna. E ci guadagna anche se avesse 100 mila euro investiti in BOT!
Vediamo: 100 mila euro in titoli garantiti rendono all'incirca 3.500 euro che - col prelievo attuale del 12 percento - scendono a 3.080 ovvero si pagano tasse per 420 euro. Se, come vorrei fosse, il prelievo salisse al 25 percento, le tasse pagate sarebbero 875 euro, ovvero 455 euro in più. Ma questo nostro dipendente, poiché verrà tassato meno il lavoro e, ripeto, quei soldi ridati ai lavoratori, si ritroverebbe in busta paga almeno 100 euro netti in più! Forse anche qualche euro in più.
Ma restiamo coi piedi per terra e ragioniamo nell'ordine dei 100 euro. Vuol dire, a fine anno, 1.300 euro netti in più! (13 mensilità). Ora è vero che ha pagato 455 euro in più sulle rendite, ma è anche vero che ha incamerato 1.300 euro quindi ci ha guadagnato 845 euro (1.300 - 455).

Signori, stiamo parlando di operai con 100 mila euro in banca! Ce ne sono? Ragionando nell'ordine dei 20 mila euro fate voi i conti.

Ripeto: non si possono tassare meno le rendite finanziarie e di più le rendite da lavoro! Una cosa simile è un invito a congelare capitali che - invece - dovrebbero circolare e fare mercato.

E veniamo all'altro punto scottante: le superpensioni. Si dovrebbero bloccare gli aumenti di queste pensioni. Aumenti che percentualmente incidono in maniera negativa. Se v'è un aumento del 2% ad esempio, su una pensione di 516 euro mese, l'incremento è di 10.35 euro, che su base annua diventano 134,55 euro. Ma, tanto per non fare nomi, un certo Scalfaro Oscar Luigi, quello del famoso "non ci sto", cumula la pensione di Magistrato, quella di deputato e quella di Ministro, che non va sotto la voce "pensione" ma viene definita come un "rimborso". A conti fatti l'uomo arraffa circa 120.000 euro l'anno più lo stipendio di Senatore! E qui il famigerato aumento ipotetico di 2 punti porta nelle casse dell'uomo di Novara 2.400 euro l'anno! Siamo impazziti? Riporto una cifra tratta dal bilancio del 2005: godono il vitalizio della Camera circa 3 mila tra onorevoli e loro eredi. Nel 2005 lo Stato ha pagato per i vitalizi 122 milioni di euro. Avete letto bene! E parliamo solo del Parlamento. Pensate alle Regioni (un consigliere regionale arraffa quanto un deputato) pensate ai grandi boiardi di stato, pensate ai vari manager pubblici e privati! Pensate ad uno come Cimoli che ha sfasciato le FS e se ne è andato con 60 milioni di euro di liquidazione per approdare all'Alitalia, sfasciare anche quella e prendere un'altra liquidazione d'oro! Ma che cazzo!

Ora dipendesse da me decurterei del 50% le loro pensioni e riattiverei il "fondo di solidarietà" che con una "leggina" votata da tutti, ripeto tutti, avevano abolito. Il fondo era del 2 percento! Lo porterei al 10%. Se potessi farlo lo farei anche se poi rischierei davvero la pellaccia. Ma restando coi piedi per terra, bloccare i loro aumenti si può e si dovrebbe fare! Così come reintrodurre quel fondo anche solo del 2 percento.

E sarà interessante, prossimamente, vedere chi sono sti pensionati d'oro e quanto arraffano. Ci sarà da incazzarsi!
Ultima cosa. Va tassata la ricchezza disponibile non quella prodotta! Sto parlando delle tasse che paga chi ha reddito fisso. Un singolo che guadagna 1.400 euro mese e vive in famiglia è quasi ricco: a tutto pensano mammà e papà. Uno che invece ha famiglia è quasi povero! Affitto è bollette si mangiano quasi tutto e poi bisogna sopravvivere….eppure sia il “bamboccione”, sia chi tiene famiglia hanno la stessa ritenuta fiscale. E questo è sbagliato perché chi ha famiglia deve spalmare la sua ricchezza prodotta – il salario – sui componenti il suo nucleo familiare. Orbene, se il nostro capofamiglia ha 2 figli la ricchezza disponibile è 1.400 diviso 4 (si presume ci sia anche una moglie) ovvero 350 euro. Questa è la ricchezza disponibile e avrà il prelievo fiscale su 350 euro e non su 1.400.
L’obiezione comune è: ma lo stato incasserà meno. Non è così: quei soldi in più l’operaio non se li mette in banca ma li spende e allo stato rientrano come tasse indirette: ovvero come IVA sulle maggiori spese che gli operai andranno a fare. È pacifico che questo sistema va applicato sugli stipendi medio-bassi, diciamo fino a 1.700/1.800 euro. Capisco che si incazza chi guadagna oltre 2.000 euro, ma bisogna essere pragmatici e fare bene i conti, ovvero bisogna evitare che quel “di più” resti alle banche: quello si che sarebbe un danno!
Questo è il famoso “quoziente familiare” caro a Casini ma che altro non è che una proposta di legge presentata dal mio amico Giraldi nel 1992 su un elaborato da me fatto dove sostenevo queste cose. Ci sono gli atti parlamentari che danno la paternità all’idea. Tanto per amore di verità.


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