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al testo di Marco Furia
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Un attento invito
“L’attenzione” di Angelo Andreotti, si mostra raccolta i cui versi, piani, precisi ed eleganti, tendono a mostrare una percorribile via. In quale luogo conduce simile via, quali territori attraversa? Spetta al lettore rispondere: il poeta, da parte sua, con risoluta assiduità, composizione dopo composizione, si mostra in cammino. Ciò che conta è il percorso? Certo, ma non soltanto, poiché l’autore segue una direzione la cui meta può essere la nostra. Si legge a pagina 13
“Con passo paziente tu cerchi l’ombra nel primo chiarore che sfugge tra le gambe dell’aurora”
e, a pagina 16
“Dall’oblio vai togliendo parole di cui avverti quel senso lontano che non sai”.
Disegnare un itinerario in regioni in cui “ombra” e “chiarore” non paiono ben definiti e in cui le “parole” si riferiscono a un “senso lontano” parrebbe impossibile: tuttavia, quel “senso lontano / che non sai” c’è e il tentativo è quello di riuscire a saperlo. A pagina 31, la pronuncia
“Di te il te stesso estraneo in te ritorna e non sai quanta vita ti porta”
mostra un inedito rispecchiamento capace di promuovere feconde riflessioni: per riuscire a vederci davvero non occorre forse considerarci anche come estranei? Dare a noi stessi e agli altri una consapevole (non definitiva) immagine del nostro vivere è impresa ardua: soltanto promuovendo, come ritengo suggerisca Angelo, un’attenta considerazione del nostro esistere saremo in grado di scoprire che la duplicità io/mondo può essere composta in una coscienza ulteriore. Non a caso, a pagina 38 si leggono versi
“In fondo all’anima qualcuno canta mettendo in metrica la cavità di questo piccolo mondo che è il nostro”.
D’altra parte
“ma un passo dopo l’altro ti avvicina a quella meta che con te si muove”.
La “meta” si muove assieme a noi perché è anche parte di noi che ne possiamo parlare. E se
“tanto pensosamente un tempo chino sembra tornare sui suoi passi”
non dobbiamo meravigliarci (o, peggio, preoccuparci): anche il tempo è nostro, cammina con noi assieme a tutto il resto. Riusciremo, alla fine, a riconoscerci in questa universale, poetica, connessione? È da augurarselo. E “L’attenzione”, con le sue originali cadenze , aperte nella loro esattezza, sarà di assiduo aiuto lungo un cammino proposto eppure, in qualche modo, già nostro: è tipico del vero poeta riferirsi con peculiari parole alla vita propria e a quella di tutti? Sì e Angelo mostra di saperlo bene.
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