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al testo di Fiammetta Lucattini
Tulliola
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Soffocavi, la mano protesa verso il cortisone mentre i tuoi nuovi parenti ingiuriavano la tivvù, loro matrigna. Non volevi disturbare come sempre, come allora, quando, venuta al mondo in un mattino di fine agosto, ti accasciavi sul mio giovane seno, patria di molti amori. Te ne stavi andando senza avere assaggiato una goccia di latte o la prima carezza di tuo padre. Non volevi disturbare...troppo educata. Io urlai come una leonessa ferita e la clinica di lusso risuonò di ruggiti periferici. Altri ti salvarono, io ti protessi con una rabbia sconosciuta, che ora vorrei iniettarti in vena lentamente, deliciae nostrae.
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Makaveli
- 10/11/2011 18:59:00
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un bellissimo ruggito, il tuo...
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Fiammetta Lucattini
- 10/11/2011 09:24:00
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Cara Loredana, ciò che ho scritto si riferisce ad una recente esperienza vissuta da una delle mie figlie, che mi ha fatto tornare alla mente la gioia/dramma della sua nascita. Come vedi continuo a battermi ostinatamente per una poesia intrisa di reale e come, giustamente, hai rilevato, sanguigna.
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Loredana Savelli
- 08/11/2011 15:22:00
[ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]
Questa poesia è lancinante. Non capisco se Tulliola sia una neonata o il simbolo di qualcosa che hai voluto proteggere a tutti i costi da persone e ruoli distruttivi. Compunque, è un testo che colpisce nel profondo. E, come sempre, mostra la tua natura sanguigna. Ciao!
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