LaRecherche.it

« indietro :: torna al testo senza commentare

Scrivi un commento al testo di Gian Piero Stefanoni
Rendez-vous oltre la riga

- Se sei un utente registrato il tuo commento sarà subito visibile, basta che tu lo scriva dopo esserti autenticato.
- Se sei un utente non registrato riceverai una e-mail all'indirizzo che devi obbligatoriamente indicare nell'apposito campo sottostante, cliccando su un link apposito, presente all'interno della e-mail, dovrai richiedere/autorizzare la pubblicazione del commento; il quale sarà letto dalla Redazione e messo in pubblicazione solo se ritenuto pertinente, potranno passare alcuni giorni. Sarà inviato un avviso di pubblicazione all'e-mail del commentatore.
Il modo più veloce per commentare è quello di registrarsi e autenticarsi.
Gentili commentatori, è possibile impostare, dal pannello utente, al quale si accede tramite autenticazione, l'opzione di ricezione di una e-mail di avviso, all'indirizzo registrato, quando qualcuno commenta un testo anche da te commentato, tale servizio funziona solo se firmi i tuoi commenti con lo stesso nominativo con cui sei registrato: [ imposta ora ]. Questo messaggio appare se non sei autenticato, è possibile che tu abbia già impostato tale servizio: [ autenticati ]

 

Esordio poetico nel segno di una scrittura d'amore, sull'amore questo di Lucia Longo insegnante calabrese con alle spalle una intensa attività d'artista nel segno della multidisciplinarità (non a caso il testo è corredato all'interno di foto raffiguranti installazioni di poesia visiva). Potremmo allora, oltre l'abuso ormai consolidato del termine, parlare a buon ragione di piccolo Canzoniere nel taglio però si badi bene di una interrogazione e registrazione di eventi, seppur minimi anche, legati soprattutto ad una interiorità femminile che ha nell'amore, nell'espressione piena dell'amore e della sensualità che la lega la pronuncia più profonda. L'amato infatti di cui, della vita è accordato strumento, per custodia, per cura si affaccia in queste pagine come nota, come oggetto di un canto che è dapprima interrogazione e rimemorazione continua di sé e poi, come si conviene, sollecita lode, invito, convegno a spezzare ben oltre la riga e la pagina, nell' indicazione dunque di una fecondità sovversiva della passione, un'orizzontalità di intenti che nulla, nemmeno la scrittura può credere di racchiudere e fermare per sempre. L'altro infatti non è che un appuntamento con se stessi nella conferma, a saperla riconoscere e cogliere, di un esistenza data in apertura, di una fecondità che è tale solo nell'incarnazione dell'altro. Di qui dunque nel riconoscimento quella sapienza che viene dal senso, che precedendo prepara e guida, alleggerisce sempre, intuisce in una frammentarietà di spazi che dei due sa, già dice l'unione. "Ho lasciato l'anima/ a stringerti la carne.//E ora sono rondine/ a cui risponde l'eco", ecco, in una versificazione breve, secca, un piccolo esempio di quanto detto a cui la Longo affida verso per verso a proposito di eco una moltiplicata risonanza di desideri, voli, contaminazioni. Così nell'intreccio di una medesima grammatica d'anime e corpi il sapersi viva come pianta che incontra l'elemento che le dà nutrimento (senza il quale il mondo stesso appunto rischia di farsi siderale) ha nella formula dell'abbraccio il senso del gheriglio (come da poesia omonima), di un amore dunque nel suo verde allappante colto dalle mani, di un amore altrove invocato secondo un'efficace espansione: "Come incredulo frutto/ nasci in fretta / lentamente . // Oh.. / se potessi essere ramo/ t'accoglierei fra le mie foglie". La poesia allora che nasce tra i tempi della separazione e del contatto erge a sua portavoce principe il bacio, sì, cui la Longo dedica versi intensissimi non solo come necessità della carne (ossigeno senza il quale come fiamma ci si spegne) ma come presenza e conferma di un'anima che teme lo smarrimento in una solitudine senza pelle (che piuttosto oltre la logica e le verità del cuore suda le sue verità). Non a caso, infatti, è proprio una poesia sul bacio ad aprire il libro, nello specifico su quelli mancati come ad annunciare (da titolo) una "Nuova primavera""Anche le rose/ spezzate sanno/ sbocciare e/ i baci mancati/ trovare bocche dove/ navigare". Così il fremito di cui ci racconta ha sovente l'accezione dell'accento che sovverte e guida la rotta, a cui può anche non servire la bocca per ricucire e tenere insieme le distanze nella "pienezza di un frutto/ dove posso saziare la sete", nella virtù che sa dell'amore la pazienza "di cruna/ dell'ago/ quando il filo/ è sfrangiato/ e le mani/ sono spesse" e la spazialità policentrica dei sensi ("Baciami...//Ma non lasciare che/ siano solo le nostre/ bocche a provare/piacere"). Nell'intelligenza di un cuore di donna mossa per fatiche e prove pure nella coscienza di un' interdipendenza che passa per sentieri intricati (che vissuti "senza/ il pregiudizio/ della colpa/ e del peccato" aiuta a toccare l'intimità di se stessi) sa bene che l'amore per essere saputo ha comunque bisogno di essere detto, che a nulla serve se ciò che si porta nel cuore nel cuore resta. Anche questo allora il senso del suo cantare in un sogno come stupore di se stessi. Nell'uso esplicito dei simboli lo stesso Ferdinando Battaglia nella prefazione si diverte a enumerarli e noi con lui li ricordiamo. Sono le figure della Fenice (capace di rinascere sempre), quella di Pinocchio (nel slancio verso promesse che non si manterranno) e quella della Sirena (nell'incompiutezza che lascia nella malinconia della parte divisa). Il tutto come lo stesso Battaglia sottolinea nel desiderio di ripristinare "nella consapevolezza l'integrità dell'amore" e che nell'accento del canto ma soprattutto nell'ostinazione dell'amante e dell'amata in parte già realizza (considerando in realtà che il vero rendez-vous come detto è oltre la riga) e che compiutamente così riesce a esprimere: "Sei/il mio gioco delle linee/parallele./Ti incontro nel punto/di un infinito che ricorre". Un volume dunque corposo e coinvolgente del quale però si è sofferto un eccesso nel numero dei testi (che in parte avremmo tolto non aggiungendo nulla a nostro dire al dettato semmai inficiato dal rischio di stancanti ripetizioni) e dall' uso di un verso breve nel singhiozzo di spezzettature a frenarne sovente lo slancio.

 

 Lucia Longo - 14/04/2017 14:41:00 [ leggi altri commenti di Lucia Longo » ]

"Gli occhi che leggono regalano una piccola eternità".
Grazie per questo dono di lettura e di scrittura.

Leggi l'informativa riguardo al trattamento dei dati personali
(D. Lgs. 30 giugno 2003 n. 196 e succ. mod.) »
Acconsento Non acconsento
Se ti autentichi il nominativo e la posta elettronica vengono inseriti in automatico.
Nominativo (obbligatorio):
Posta elettronica (obbligatoria):
Inserendo la tua posta elettronica verrà data la possibilità all'autore del testo commentato di risponderti.

Ogni commento ritenuto offensivo e, in ogni caso, lesivo della dignità dell'autore del testo commentato, a insindacabile giudizio de LaRecherche.it, sarà tolto dalla pubblicazione, senza l'obbligo di questa di darne comunicazione al commentatore. Gli autori possono richiedere che un commento venga rimosso, ma tale richiesta non implica la rimozione del commento, il quale potrà essere anche negativo ma non dovrà entrare nella sfera privata della vita dell'autore, commenti che usano parolacce in modo offensivo saranno tolti dalla pubblicazione. Il Moderatore de LaRecehrche.it controlla i commenti, ma essendo molti qualcuno può sfuggire, si richiede pertanto la collaborazione di tutti per una eventuale segnalazione (moderatore@larecherche.it).
Il tuo indirizzo Ip sarà memorizzato, in caso di utilizzo indebito di questo servizio potrà essere messo a disposizione dell'autorità giudiziaria.