monica martinelli
- 20/04/2012 23:54:00
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Ci sono serenità e lucidità, consapevolezza e rassegnazione in questi versi, e i luoghi, la memoria e la storia diventano cocci di cose mortali. Un grido, una preghiera, un segnale luminoso rilucente di generosità, così mi arrivano le poesie di Gian Piero, come carezze per meglio predisporsi alla veglia della terra nellattesa del riposo che seguirà. Un caro saluto monica
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Loredana Savelli
- 16/04/2012 21:47:00
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Poesie dense di storia umana prima di tutto, quasi una storia "minore". Mi affascina il punto di vista di Gian Piero Stefanoni, conquistano persino le miserie, frutto di ottusi pregiudizi duri a morire. Si rimane impotenti di fronte a occhi "che vedono solo il male" e ne sono prigionieri. Poi nel finale unapertura: la terra in realtà sta vegliando e ci aspetta la carità. Cè sconforto e cè speranza. Una lettura che consente un profondo scavo.
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