Pubblicato il 08/02/2013 10:33:20
Questo è un assaggio del mio Incipio, libro d’esordio poetico che accoglie 10 miei componimenti accompagnati da foto all'interno e fuori testo di Rossella Venezia, un libretto realizzato come prodotto artigianale e senza scopo di lucro da L’Arca Felice Edizioni per la collana Coincidenze, con prefazione a cura di Mario Fresa. Un caloroso saluto e buona condivisione!
Prima di tutto era la gioia di neve l’improvviso stupore del ghiaccio nel contatto gelido era la corolla a invocare il bocciolo il nettare a contemplare la sostanza. Prima di tutto era l’assenza straripante di colori era l’insieme riassuntivo dei teoremi la grazia nascente di un batterio nel primitivo pulsare di elementi. Prima di tutto era un nome senza nome l’impronunciabile antimateria che declinò in polvere autografata da uno zero. Prima di tutto era la fiamma che bruciava lenta senza sapere la matrice che coniò il primo stampo Era la gestazione di un seme un agguato teso alle sorgenti del sole un sogno dentro al sogno una lotta sovrumana contro il tempo.
Poi venne.. la Separazione dal Sogno
Qui vi è il margine di separazione dal Sogno che il silenzio oltrepassa sulle punte e un librarsi d’ali spinge nel vento come tempio sospeso tra nubi con l’arcata che pende dal cielo e arcobaleni finemente illustrati quali nicchie di un abside esterno che l’andar via sottile dei corpi lo svestirsi degli abiti in un soffio di voliera azzurra rende la gabbia possibilmente semichiusa sulla zona d’ombra di un micro-universo e gli uccelli in suoni convulsi eseguono melodie incendiate a ritmo crescente. Potremmo salpare qui dove le sponde di muschio bianco videro le gondole migrarsi oltre l’Oceano della Scienza perduto sulle scie d’incenso!
Incipio
Io non partecipo all’incipiere del giorno non odo i trilli delle albe pungenti ma dimoro soltanto nei posti estesi prescelti dalla mente tengo la rotta scura del crescersi diverso ho bocche da sfamare come lupe d’inverno espressioni aperte a colonizzare le visioni di un insieme orifizi tesi a cogliere il soliloquio di un dialogo imperfetto Imperfette Desinenze. Nessun posto abitai per intero ma gravitante fui tra i boschi rigogliosi di un tempo dove poggia il morbido piede dorme il mio ventre allegro sulle Tracce dell’ombelico profondo le andature distorco sul sentiero. E se così pervenni alla nascita a non sbavare i contorni ciò che tremo in fondo è l’orlo non le cime più alte.
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