Pubblicato il 07/02/2013 15:34:15
'Il futuro dell’architettura italiana in mostra a Parigi'
Future: Architettura e(s)t Paysage è la prima esposizione monografica su uno studio italiano emergente allestita dopo molti anni nella capitale francese
Inaugurazione: 27 febbraio 2013 Preview: h. 18.00 Apertura al pubblico : h.20.00
Dopo l’antologica dedicata al movimento Tendenza e conclusasi da poco al Centre Pompidou, la Francia riaccende i riflettori sull’arte del costruire in Italia. Future : Architecture e(s)t Paysage, a cura di Pippo Ciorra, Senior Curator Architecture - MAXXI (Museo delle Arti e dell’Architettura del XXI secolo) di Roma, raccoglierà i disegni più importanti, le foto e i plastici dei progetti di stARTT nel tentativo di illustrare il metodo di lavoro che ha finora caratterizzato lo studio: attraverso uno spettacolare allestimento sarà svelato l’impiego di tecniche e riflessioni teoriche mutuate dalle pratiche artistiche, dal cinema, dalla fotografia e dal landscape design.
«Gli stARTT – spiega Pippo Ciorra - ci appaiono come i componenti ideali di una piccola compagine di progettisti che si pone l’obiettivo di trasformare l’incalcolabile ricchezza della nostra tradizione architettonica antica e recente da zavorra, come è inspiegabilmente stato negli ultimi decenni, a motore essenziale per proiettare la nostra architettura nel futuro. Un futuro – continua - fatto di passione per la forma, consapevolezza ambientale, capacità di muoversi liberamente tra le discipline , disponibilità a espandere il ruolo dell’architetto sia verso l’aspetto tecnico, se non quasi manuale, che verso quello politico e di negoziatore consapevole delle richieste e delle esigenze delle comunità»
L’esposizione, fortemente voluta dalla Direttrice dell’IIC di Parigi Marina Valensise, presenta per la prima volta in Francia il lavoro di stARTT (Studio di Architettura e Trasformazioni Territoriali) che, fondato a Roma nel 2008 e composto da Simone Capra, Claudio Castaldo e Francesco Colangeli e Dario Scaravelli, rappresenta una delle realtà più interessanti nel panorama dei giovani studi di architettura in Italia: nei primi tre anni di attività, infatti, si è distinto per aver ricevuto premi significativi, come il Premio Nib (New Italian Blood) e il prestigioso YAP MAXXI 2011 (Young Architects Program) lanciato per l’edizione europea dal Museo MAXXI di Roma in collaborazione con il MoMA di New York che li ha consacrati sulla scena internazionale.
“L’architettura italiana vive una strana situazione. Da un lato c’è una ristretta elite di studi importanti che ottiene grandi incarichi in Europa e nel mondo, sull’onda lunga di un “antico” potere culturale. Piano, Fuksas, lo stesso autore della nuova sistemazione del Louvre, Mario Bellini, appartengono a questa piccola pattuglia di statura internazionale e buon successo che calca i cantieri di mezzo mondo. Dall’altro c’è una miriade di studi piccoli e medi che lottano strenuamente, in un mare di concorrenza sleale, per affermare un ruolo attivo dell’architetto nella trasformazione dei nostri paesaggi e per promuovere un livello accettabile di qualità diffusa nella nostra produzione edilizia. Una raffica di piccole mostre, pubblicazioni, premi grandi e minori cerca di rendere merito a questo esercito tenace e misconosciuto, che però ha pochi strumenti per meritare l’attenzione internazionale. Quello che manca allora non è né il vertice né la base larga della piramide professionale, che anzi è larghissima. Si sente piuttosto la mancanza di un tessuto di “studi emergenti” vivacemente impegnato sul piano dell’innovazione, capace di prendere qualche rischio, curioso dell’arte e delle scienze, facilmente cooptabile nella crescente sequenza di appuntamenti e sedi – biennali, triennali, festival, raduni, laboratori eccetera – del confronto internazionale. O meglio, questo tessuto esiste ancora, ma è in gran parte composto da progettisti italiani che hanno spostato la loro sede all’estero, in aree e paesi più dove sia la professione che l’espressione hanno campi più liberi e accessibili. Da questo punto di vista lo studio stARTT rappresenta una piccola ma preziosa eccezione, a partire dal modo stesso con il quale si è affacciato alla ribalta internazionale dell’architettura. I giovani romani sono stati infatti i vincitori della prima edizione italiana del programma YAP, l’iniziativa attraverso la quale il MoMAPS1 di New York seleziona e lancia da 14 anni i giovani studi più interessanti e promettenti. Selezionati dal MAXXI e dai rappresentanti del glorioso museo newyorchese Simone Claudio e Francesco hanno potuto quindi non solo realizzare il loro bellissimo progetto di spazio pubblico in una cornice di committenza inaccessibile ai ricatti e dalle limitazioni di un’industria delle costruzioni feroce e regressiva, ma hanno anche avuto la possibilità di promuovere il loro lavoro in molte importanti istituzioni museali in tutto il mondo e partecipare a un dialogo virtuale e allo stesso tempo virtuoso con i loro corrispettivi di New York e di Santiago del Cile (e ora anche di Istanbul). Da quel momento le copertine e gli articoli illustrati con la folgorante immagine dei grandi fiori rossi sullo sfondo del MAXXI hanno cominciato a fare il giro del mondo e si è capito che anche uno studio di architettura italiano (e operante in Italia) poteva partecipare al gran circus dell’innovazione architettonica. Ma sappiamo bene che una rondine non fa primavera, e nemmeno un tulipano rosso alto sei metri nel giardino di un museo. Quindi per capire se gli stARTT avevano energie e idee sufficienti per partecipare alla “giovane architettura del mondo” abbiamo volentieri aspettato le prove successive, con la trasformazione dei fiori del MAXXI in un prodotto industriale di successo, con i concorsi vinti e le realizzazioni in corso, con questa prima mostra monografica su uno studio italiano emergente allestita dopo non so quanto tempo a Parigi. Per fortuna sono state tutte conferme. Lo studio romano dimostra sia sapienza professionale che intraprendenza sperimentale e merita quindi di essere ancora sostenuto, studiato, promosso affinché il piccolo virus di qualità che ha immesso nel corpo della nostra architettura possa diffondersi e prolificare e perché il loro lavoro possa ancora migliorare attraverso il dialogo e il confronto con la scena internazionale”. (PIPPO CIORRA – Curatore Senior per l’architettura del MAXXI).
Nella mostra all’istituto italiano troviamo alcuni dei loro progetti più recenti e meglio riusciti, ma è soprattutto il sistema di allestimento da loro ideato – valido per la loro mostra ma anche per le successive – che merita attenzione e conferma che su di loro vale la pena insistere. Il sistema di “isole” mobili, ricomponibili in varie forme nella sequenza di tavoli e teche necessari a un’esposizione, conferma la capacità degli stARTT di maneggiare con leggerezza e cura materiali delicati e sensibili come la citazione, la musealità, lo sfioramento dell’arte, la capacità di negoziare tra pensiero e materiale. La loro tecnica di progetto si sposta volentieri da uno spazio all’altro, da una scala all’altra, da una stanza a un giardino alla grande piazza di Lugo di Romagna. Anche e soprattutto questa loro agilità nel muoversi tra dimensioni così diverse, nel zigzagare tra architettura, arte, paesaggio e urbanistica fa pensare che siano portatori di un pensiero architettonico, in parte “spontaneo” in parte scaltro e consapevole, che potrà essere utile non solo a loro ma anche ai loro colleghi e alle generazioni ancor più giovani. Praticano cioè un’architettura con un notevole potenziale teorico. Proprio per queste loro caratteristiche gli stARTT ci appaiono come i componenti ideali di una piccola compagine di progettisti che si pone l’obiettivo di trasformare l’incalcolabile ricchezza della nostra tradizione architettonica antica e recente da zavorra, come è inspiegabilmente stato negli ultimi decenni, a motore essenziale per proiettare la nostra architettura nel futuro. Un futuro fatto di passione per la forma, consapevolezza ambientale, capacità di muoversi liberamente tra le discipline , disponibilità a espandere il ruolo dell’architetto sia verso l’aspetto tecnico, se non quasi manuale, che verso quello politico e di negoziatore consapevole delle richieste e delle esigenze delle comunità. Come hanno dimostrato al cospetto dell’edificio di Zaha Hadid, gli stARTT – nella nuova formazione che vede la partecipazione anche di Dario - sono pronti a misurarsi con i condizionamenti dell’esistente e trasformarli in un materiale progettuale duttile e produttivo. E’ decisamente un buon inizio.
Ufficio stampa a cura di : Flavio Alivernini Teorema Associazione Culturale–www.teoremacultura.com email : flavio@alivernini.com – tel. : 0039.392.29.84.600
Istituto Italiano di Cultura – Hôtel de Galliffet 73, rue de Grenelle 75007 Paris Jusqu’au 29 mars 2013 Horaires d’ouverture : du lundi au vendredi de 10h à 13h et de 15h à 18h et en soirée à l’occasion des manifestations culturelles. www.iicparigi.esteri.it - www.startt.it
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