Pubblicato il 28/07/2008 01:33:00
“Al macero dell’invisibile” è un libro pulito, vergine nel fondamento, incorrotto. Ha parole nette e precise che si sommano a costruire una sintassi essenziale; i versi, calibrati sulla vita e l’esperienza che il poeta ha di essa, in un ampio spettro umano, personale e sociale, sono incisivi e non lasciano possibilità di ambivalenze di interpretazione, c’è una sorta di amarezza di fondo per un mondo che tende all’ovvietà, che ha leggi inderogabili e definitivamente scritte, anche se la speranza, per quanto ombreggiata e ombreggiante, è sempre inscritta nella weltanshaung del poeta, come luogo dove ripararsi dopo la disillusione e la rabbia. Maffia ha uno sguardo molto attento, proprio perché ha la coscienza che il tempo della tautologia può essere alle porte, non già soltanto come processo storico e culturale, ma anche nella stessa lingua poetica, v’è il rischio di cadere in una spirale avvolgente verso il già detto, ed è proprio questa sua coscienza che lo libera e lo centrifuga fuori da questo rischio: “Il terrore che tutto sia stato detto, / ripetuto in più lingue e in varie epoche; / che tutto sia passato e ritornato / e s’approssima il tempo della tautologia. // […] // Per i tanti millenni da venire di cosa vestiremo i nostri sogni? / Sento la noia dell’eternità / come un pantano di melma.” In questo libro c’è, abbastanza evidente, una analisi dello stato sociale contemporaneo e dei comportamenti che hanno caratterizzato il passato delle azioni umane che, in qualche modo, in maniera quasi scontata, si ripeteranno; egli, quindi, manifesta una sorta di veggenza nel suo tentativo di descrivere un futuro non già temporale ma evolutivo: “Coleranno a picco i palazzi, / la deriva avrà un suono lungo / sdolcinato di ruggine, / il sapore disfatto delle carogne. / E nessuno s’accorgerà del mutamento: / i bus viaggeranno, la luna / s’affaccerà normalmente per deliberare / su qualche fiore morto. / E chi invocava il silenzio o sperava / nella rivolta s’accorgerà / che le saracinesche dei negozi / s’apriranno puntuali / e le acque dei fiumi / andranno verso il mare.” Il poeta sferra un netto colpo all’indifferenza verso le guerre che infestano il mondo, eventi segnati da distruzione e morte, ma che non modificano il tran tran quotidiano di un contesto sociale lontano dal luogo dove accadono, né la natura delle cose che continua, imperterrita, a seguire le sue leggi eterne ed immutabili. Il non senso e l’assurdità della guerra, sono denunciati anche in quest’altra, bellissima, poesia: “Perché avrebbe dovuto andare al fronte? / Per chi? non aveva mai sentito nominare / Piave, Tagliamento / e le montagne lo mettevano a disagio. // Sparare su un altro? / Per prendergli poi la casa? / Aveva la sua, fabbricata / mattone su mattone con le sue mani. // E gli altri a dire che i codardi, / solo i codardi agiscono così.”
In questo mondo rosso di sangue e nero di non senso vi è una oasi di verde, la famiglia; Maffia è padre ed ha un amore profondo per le figlie, amore che lo rasserena e attraverso il quale trova l’ingresso in una sorta di giardino dove ristorarsi di tranquillità rituffandosi nelle acque limpide della propria fanciullezza: “[…] // Così potemmo visitare il luogo / dove nascono le favole. / Venimmo a sapere che lì / non conoscono la morte. // C’era anche l’aquilone / che da bambino mi sfuggì di mano. / […]”, oppure “Rivedo la mia infanzia nei tuoi occhi / e tutte le città di buio che fanno ressa / nel mio cuore si dissolvono a un tuo gesto. / sei bella come un orizzonte acceso / da un vento di luce avido di sogni, / buona come il pane.”
“Al macero dell’invisibile” è una raccolta di una densità di contenuti ampia e profonda, ogni singolo testo apre porte su mondi e pensieri che hanno panorami aperti e neppure facilmente risolvibili in poche parole; nonostante questo, Maffia riesce, con intelligenza poetica, a ridurre all’essenza quelle vastità di problematiche, riassumendo in pochi versi domande poste a fondamenta del mondo naturale, sociale e umano. Talvolta, attraverso la sua capacità di mostrare la deriva dell’evoluzione sociale verso l’assurdo, arriva ad indicare anche modalità per una possibile soluzione a tale deriva, modalità che indicano, spesso, direzioni semplici e scontate, esattamente opposte alle azioni che introducono all’assurdo, e incredibilmente la loro ovvietà le rende quasi invisibili.
Maffia è un poeta che dovrebbe essere maggiormente conosciuto e letto anche da chi non è del “mestiere”, i suoi testi rendono la poesia piacevole, e non è cosa ovvia per un poeta. E' un libro che ha un grande valore ed è consigliabile la lettura anche per chi vuole scrivere poesia ma ancora si sente cedevole nel legare le proprie sensazioni e intuizioni alla scrittura in versi: Maffia mostra come sia possibile mantenere un linguaggio semplice e ben articolato ed esprimere al meglio le proprie visioni sulle cose e gli eventi.
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