Editoriale
di Roberto Maggiani
Se di Natale vogliamo parlare
Anche quest’anno LaRivista è on line, ce l’abbiamo fatta, anche se un po’ a fatica siamo qui a testimoniare lo stupore e la penetrazione della scrittura nei fatti personali e sociali. È stato un anno molto difficile, nel mondo si giocano vite come fossero candele da spegnere con un soffio, sembra che il rispetto per le donne e gli uomini, per la loro libertà e per la loro diversità, sia sempre più un fatto non assodato; nonostante secoli di storia abbiano voluto portarci fino alle democrazie, queste sono spesso fautrici di grandi ingiustizie e disparità in sé stesse e nel mondo. Il diritto a vivere la propria religione oppure a non volerla vivere, è un fatto che ancora oggi scatena odii e guerre, sia all’interno che all’esterno delle democrazie. Il progresso scientifico e tecnologico non è per tutti un fatto acquisito, il mondo è ancora preda di superstizioni, si vive cioè la fede in modo primitivo, essa dovrebbe spostare le montagne e avvicinare l’uomo a l’uomo e portare la pace, invece vacilla e anch’essa è fautrice di scandali e divisioni. Ancora ci sono nazioni in cui si muore a causa dei propri affetti e a causa di ciò che si scrive, la barbarie sembra tornata in modo prepotente. I simboli ci accompagnano fin da quando, nei dipinti, sulle pareti delle grotte, abbiamo iniziato a rappresentare le nostre necessità, concrete o astratte, ai fini della sussistenza e in eredità ai figli. È stato l’inizio dell’arte ma anche di potenti segni di appartenenza. A un certo punto la paura ha prevalso e gli uomini si sono chiusi dentro le tribù: il potere ha saputo cavalcare le paure e farle proprie per possedere ciò che non si doveva, la libertà delle persone. Ancora oggi è così. Si cerca misericordia perché abbiamo il cuore gonfio di delitti, si vuole donare misericordia ma senza mettersi mai in discussione, calpestiamo i diritti delle diversità e andiamo in giro per il mondo ad abbracciare luoghi e persone ma dimentichiamo chi abbiamo accanto e chiede di essere riconosciuto nella propria dignità.
In tutto questo c’è la nostra scrittura, che vuole essere personale e quanto più onesta, siamo un piccolo sito on line che cerca di dare spazio alle diversità, di lasciare spazio di voce a chi ha ancora forza e voce, ma anche di sostenere quella di coloro che sentono di averla perduta. Non si può fare letteratura, anzi, non si può fare nulla, senza il rispetto della persona, ben più importante della letteratura stessa, poiché davanti alla persona tutto si deve fermare, perché l’altro è me stesso e non c’è scrittura che abbia il diritto di sopraffare una donna o un uomo, equivarrebbe a un suicidio. Una scrittura, più in generale un’arte, che sopraffà e prevarica e offende non è scrittura libera ma soggiogata al potere… sì, al potere del proprio io! Ecco ciò che ci ha fatto male e continua a farlo, il nostro potentissimo egocentrismo, individuale, di una piccola comunità o di una intera nazione che sia. Se di Natale vogliamo parlare, allora parliamo di accoglienza ma attenzione, accogliere non è quasi mai quello che pensiamo, una vera accoglienza ci stupisce, ci toglie di mezzo per dare vita e onore a ogni altro, condizione necessaria per darla a noi stessi.
R. M.
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