Pubblicato il 24/07/2011 04:10:39
Soggiacevo al peso di un ramo di foglie secche. Le vene prosciugate, da soli troppo accesi. Arsi i visi. All’aprirsi alla vita. Un desiderio di acque cristalline in cui immergere il torturato corpo della memoria. E spurgato riaffiorare, come anemoni. Ma tra il mondo dei predoni. Non ci sono perdoni, concessioni. Eccezioni. E tutto e’ frugato, sottratto. Mostrato. Una sguardo ammalato, di necrofili all’assalto. E tornavo alle acque. Desideri di fresche carezze dell’onda. Che rimonda , se non si affonda. E in riva tu. Che guardavi stupiti gli assalti alla vita di onde ruggenti. Nel fervore di questo tempo -Di dita nervose, che fanno vibrare corde. Di onde di suoni. Ora il vento, ora il mare. Ora un lamento. Di un tempo in scatola. Che rotola sulla pelle ruvida . In uno stridore di suoni. Nel clamore Delle occasioni svendute
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