Pubblicato il 14/03/2011 08:29:04
Potrebbe essere un fiume grandissimo Una cavalcata di scalpiti un tumulto un furore Una rabbia strappata uno stelo sbranato Un urlo altissimo
Ma anche una minuscola erba per i ritorni Il crollo d’una pigna bruciata nella fiamma Una mano che sfiora al passaggio O l’indecisione fissando senza vedere
Qualcosa comunque che non possiamo perdere Anche se ogni altra cosa è perduta E che perpetuamente celebreremo Perché ogni cosa nasce da quella soltanto
Ma prima di giungervi Prima la miseria profonda come la lebbra E le maledizioni imbrogliate e la vera morte Tu che credi dimenticare vanitoso O mascherato di rivoluzione La scuola della gioia è piena di pianto e sangue Ma anche di eternità E dalle bocche sparite dei santi Come le siepi del marzo brillano le verità.
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(da "Foglio di via", 1946, in Poeti italiani del Novecento, a cura di Pier Vincenzo Mengaldo, I Meridiani Mondadori 1998, pag. 832)
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