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Sono zio, finalmente

di Roberto Maggiani
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Pubblicato il 04/04/2011 22:25:15

 

Il giorno in cui sei nato

 

 

Il giorno in cui mi hanno annunciato che stavi per nascere ero alla stazione ad attendere un intollerabile treno che doveva riportarmi a Roma, città dalla quale ero arrivato due giorni prima, sperando che la tua nascita potesse avvenire proprio in quei giorni che stavo a Carrara. Ero in partenza, obbligato dal dovere del lavoro, ma il mio pensiero era quello di tornare da te, che saresti nato a momenti, per vedere come eri fatto, a chi rassomigliavi, come se non avessi mai visto un neonato prima di te.

Molto lentamente nella mia testa stava espandendosi l’idea che sarei diventato zio e un sangue simile al mio finalmente sarebbe scorso nelle vene di un bambino, il cui comune nome avrebbe significato amore incancellabile.

Quella stessa sera al notiziario della stazione annunciavano la morte di quarantuno persone in Pakistan, pellegrini uccisi in un attentato rivendicato dai Talebani. La tua mamma era ancora in travaglio. La tua vita stava per sbocciare, mentre persone ne uccidevano altre. Caro Pietro, ancora dovevi nascere e già pensavo di doverti dire una cosa a cui credo fermamente, la vita non è mai esaurita, mai persa, quello che tu inizi è il viaggio dell’eternità, è la meravigliosa esperienza dell’esistenza che già era prima di te ad attenderti e mai più ti lascerà.

 

Sei nato il 4 aprile 2011, il giorno dopo del mio ritorno a Roma. Ho saputo della tua nascita dalla zia Laura mentre uscivo dalla palestra con Giuliano, mi è arrivato un messaggio che diceva: “Siamo ziiiii:-)!!!”. Sei nato alle 18:23 di un giorno di primavera. Eri il fiore appena sbocciato. Insieme ad altri coloravi il giardino della vita, mentre noi, già alberi, ti osservavamo da quassù, non potendo fare altro che darti ora ombra ora sole, a nostra fantasia, pensando sempre di farti del bene… ma il sole, il tuo sole, la tua vera gioia, raggiungilo, cercalo e facci capire dove sta. Cerca quel sole e non permettere che la nostra chioma ti tolga luce. Nel giorno in cui sei nato molti hanno perso quella luce, adombrati da altri. C’erano guerre, anche vicino a casa, il popolo arabo cercava la sua libertà. In tante parti del pianeta che ci ospita, la Terra, vi erano persone in lotta per la giustizia e l’equità; anche la nostra amata Patria, dove tu sei nato, era oppressa dalle nefandezze di uomini politici corrotti, v’era un capo del Governo che ci stava disonorando in tutto il mondo, doveva essere processato, ma stava cercando di piegare il Parlamento, il tuo, quello della Repubblica Italiana, a realizzare leggi ad personam per salvare sé stesso dalla giustizia.

 

In quello stesso giorno in cui sei nato, nonna Marosa ha terminato la tua culla, l’ha cucita per te, e ha ricamato a mano lenzuola con canarini gialli, è felice perché sei arrivato.

Ti devo dire anche un’altra cosa importante, non è stato facile averti. La tua mamma e il tuo papà ti hanno desiderato molto. A un certo punto ho pensato di andare dalla tua mamma celeste, eri là con lei, il suo nome è Maria. Le ho chiesto di te, anche scrivendole, affinché tu potessi arrivare facendo felici mamma e papà insieme a tutti noi, nonni, zii, cugini e amici. Ho saputo che anche altri le hanno chiesto di farti arrivare, da dove non lo sappiamo. L’ho ringraziata, perché, sappilo, la gratitudine attira il bene, sii sempre grato alla vita e a chi ti ha desiderato più di ogni altra cosa.

Mi piacerebbe, quando sarai grande e potrai andare in giro da solo, che tu andassi a Ortonovo, al Santuario, lì la mamma celeste, alla quale ti affido, gioirà di te, portale un fiore, solo uno, tanto basta, e ringraziala.

E adesso una cosa divertente. Appena dopo aver saputo della tua nascita, stavo tornando a casa e per strada c’era il manifesto con la pubblicità del film di Nanni Moretti, Habemus Papam. Pietro, Pietro, che birbone…

Un bacio da zio Roberto.

 


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