Pubblicato il 15/12/2007
Mi sono avvicinato a questo libro per la bella copertina dai colori sgargianti di farfalle e vi trovo all’interno le stesse tonalità multiformi. Un Mussapi carico di variazioni cromatiche esistenziali che arriva sempre alla sostanza delle cose in un continuo processo di domanda e quasi risposta, per arrivare a rivelare, attraverso i percorsi quasi spiraleggianti delle idee, l’essenza delle azioni e il motivo del loro avvenire o essere avvenute. Le poesie partono alle volte come narrazioni misteriose, non subito chiare nell’intento, ma nel procedere ritmato e deciso delle parole, Mussapi arriva sempre a rivelare il suo pensiero sugli eventi che va narrando con rara sintesi tra parola ricercata e chiarezza, riuscendo a dare al lettore la sua sapienza esperienziale. Le figure evocate dai versi sono chiare decise sublunari e trasparenti; la trasparenza e al contempo una certa lunarità sono infatti le due caratteristiche tendenze delle poesie di questa raccolta. Se da una parte Mussapi ricerca e tenta di mettere in luce la chiarezza di un’etica e di una morale che risiede nel cuore delle cose e nel cuore dell’uomo che avvicina e usa le cose e ne può vedere e descrivere la trasparente bellezza, dall’altra ne descrive il lato in ombra oscuro enigmatico.
Mussapi è capace di accarezzare il lettore con i suoi versi che infondono certezza, simpatia, amore: "Non hai bisogno di conoscere il buio / e le ombre della selva e il velo della luna, / io sono qui, ai confini, tra la città e la campagna / accanto alle soffitte e sotto il cielo, / c’è luce nei miei occhi, ti fa luce / nella tua mente nel sonno e nel buio / l’amore che mutò la mia natura / dalle vette celesti alle ombre cupe, / io ali chiuse, Bubo Bubo, custode." Un poeta cosciente che la poesia può portarlo in un altrove diverso da ciò che il mondo propone, nuove strade e nuove visioni delle cose: "E non ci sono più Ulisse, e Don Chisciotte, / e Dante, e D’Artagnan, e i Moschettieri... / Andati via, / bruciati dalla poesia". Un altrove che talvolta può essere oscuro e condurre alla "distruzione della trasparenza"...ma sempre si può ritornare all’azzurro nel ritorno alle proprie origini "e subito di nuovo tutto azzurro come un tempo", anche se la paura è in agguato, la paura di essere nessuno: "e anche accanto a lei e a tutte coloro / che per trovare lei avevo abbracciato / per sempre ebbi paura d’essere nessuno". Ma la cosa interessante è che è una poesia che rivela un poeta che non solo entra in relazione con il mondo ma anche e soprattutto porta in sé serenamente la coscienza della necessità della relazione con i propri simili, ecco che traspare dalle sue pagine una certa amorevolezza verso le donne ma anche verso coloro che portano via la sua amata, colei che lui stesso ha protetto dalla morte e ha mantenuto in vita affinché qualcun altro potesse goderne la vicinanza mentre il poeta continua la sua vita là ai confini tra la città e la campagna: "piansi quando lui la baciò e portò via. / Ma ero stato io a tenerla in vita, / nel lungo sonno e nella silente attesa, / perché tornasse al vostro reame". Il finale della raccolta che solitamente non si rivela io qui lo riporto ed è questo: "Ascoltami, amico, fu quello il prodigio, / resistere al nulla, credere al ritorno". Sono entusiasta di questi versi che sono una vera voce di speranza.
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