Pubblicato il 13/06/2008
Come il titolo suggerisce, questo libro è ispirato dallo scrittore Raymond Queneau, più propriamente dal suo libro “Esercizi di stile”, ma, come già la ripetizione lascia presagire, l’autore francese è solo lo spunto, qua ne viene rappresentata una variazione, amplificata, quintessenziale. Partendo da un fatto reale, esposto in modo molto asciutto all’inizio del libro, l’Autrice ci propone una vasta galleria di “personaggi”, ognuno dei quali racconta, a modo suo, dando una interpretazione personale, il (mis)fatto iniziale. Sorpresi, ci troviamo davanti ad un autentico capovolgimento dello scrivere, infatti generalmente un autore racconta storie in uno stile che lo rende unico e riconoscibile, la Maleti, invece, racconta la stessa storia con voci e stili diversi, pur rimanendo fermamente se stessa, adattando il suo stile personale ed unico ai vari personaggi cui dà voce nello scorrere delle pagine. Leggendo, in Queneau di Queneau, le trasformazioni della Maleti, via via in un leghista, un negro da film, un anacoreta e molti altri, viene alla mente Fregoli, noto attore trasformista capace di cambiarsi in una moltitudine di personaggi pur recitando sempre il suo copione. Allo stesso – sorprendente – modo l’Autrice interpreta vari personaggi, ma senza lasciarsi sopraffare, imitandoli, e attraverso la loro imitazione sottolinea con forza la sua unicità. Per poter assumere il linguaggio di tanti differenti personaggi, la Maleti dimostra innanzitutto di conoscerli, di averli studiati ed analizzati, sviscerati al punto di rivestirsi di volta in volta con la pelle di ciascuno di loro, per far filtrare il suo pensiero attraverso i tic, le manie, i preconcetti che sono di ciascuno di noi. Qui la Scrittrice oltre che prova di grandezza narrativa, da anche, e soprattutto, prova di conoscenza profonda e sagacia psicologica nel descrivere perfettamente un determinato “tipo”, anche con poche parole. Subito affiora alla mente il ricordo di Proust, della sua preziosa capacità di esplorare l’animo di chi gli stava intorno e farsene interprete attraverso imitazioni e, soprattutto, mirabili “pastiches”, mettendo in questi ultimi lo stile e il punto di vista degli autori imitati per sottolinearne gli errori di vedute o i lati ridicoli. Ed in questa galleria – o, meglio, caleidoscopio – di “pastiches” l’Autrice sottolinea spesso le bassezze di pensiero o di linguaggio di cui è permeata la nostra società, ma, seppur bacchettando ed additando nefandezze, la lettura è leggera, e spesso divertente, “Queneau di Queneau” è uno di quei pochissimi libri che riesce in alcuni passi a strappare una risata. A mio avviso è un libro davvero geniale, molto bello, molto ben scritto, che riesce ad essere lieve e godibile pur partendo da concetti seri e intuizioni profonde.
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