Pubblicato il 09/07/2020 17:00:31
“ Qualcuno doveva aver calunniato Josef F., perché senza che avesse fatto niente di male, una mattina fu arrestato […] Non era mai accaduto. […] Chi è lei? Chiese K. […] Ma l’uomo sorvolò sulla domanda, come se tollerare la sua apparizione fosse necessario. […] Seguirono certe risatine nella stanza accanto. […] Non voglio né restare qui né che lei mi rivolga la parola, finchè non si sarà presentato. […] Lei non andarsene, lei è prigioniero. Pare di si, disse K. E perché? Chiese poi. Non siamo tenuti a dirglielo. Vada in camera sua e aspetti. Il procedimento è stato avviato, e lei saprà tutto a tempo debito. […] Che razza di persone erano quelle? Di cosa parlavano? A Quale autorità si rifacevano? […] A K. Appariva irrilevante il rischio che in seguito si sarebbe detto che non aveva capito lo scherzo. […] Non le è permesso. Ma com’ è possibile che io sia in arresto? E a questo modo? Ora ricomincia, disse il sorvegliante. […] A queste domande non rispondiamo. […] Possibile che non riesca a rassegnarsi alla situazione! Sembra che lo faccia apposta a irritarci inutilmente, noi, le persone che in questo momento le siamo forse più vicine! […] Non C’è errore. […] Questa è la legge. Dove sarebbe l’errore.? Io non la conosco questa legge, disse K. Tanto peggio per lei, disse il sorvegliante. […] Ora non vuole andare in banca? In banca? Chiese K. Pensavo di essere in arresto. […] Lei è in arresto, certamente, ma ciò non deve impedirle di assolvere il suo lavoro. […] Allora essere in arresto non è poi tanto male, disse K. […] Lei è in arresto, è vero, ma non come viene arrestato un ladro. Se uno è arrestato come un ladro, allora è brutto, ma quest’arresto, Mi sembra una cosa dotta. […] Siete tutto degli impiegati, come vedo, siete la banda corrotta contro cui ho parlato, vi siete accalcati qui, per ascoltare e spiare, avete formato partiti apparenti, uno dei quali ha applaudito per mettermi alla prova, volevate imparare come si abbindolano degli innocenti! […] Dov’ era il giudice che non aveva mai visto? Dov’è l’alta corte a cui non era mai arrivato? Alzò le mani e divaricò tutte le dita. Ma sulla gola di K. Si possono le mani di uno dei signori, mentre l’altro gli piantava il coltello nel cuore e ve lo girava due volte. Queste parole sono tratte dal testo il Processo di Kafka, dove selezionando alcuni paragrafi significativi, potete trovare l’inizio e la fine del testo, come l’inizio e la fine di una vita. Senza un motivo logico, il protagonista K., viene arrestato da sconosciuti che li piombano in casa. Più volte, come si evince nel testo, questi sorveglianti, mandati in nome di una giuria misteriosa, gli suggeriscono di non fare tante storie e non sottrarsi al suo destino già prestabilito, pronto a metterlo sulla gogna. Tuttavia, si evince un alone di mistero e un senso di ironia e di rabbia del protagonista. Per esempio l’ironia la possiamo percepire quando i sorveglianti lo informano del suo arresto, visto però non come una cosa negativa: “Lei è in arresto, certamente, ma ciò non deve impedirle di assolvere il suo lavoro. […] Allora essere in arresto non è poi tanto male, disse K. […] Lei è in arresto, è vero, ma non come viene arrestato un ladro. “ Il senso di rabbia, di giustizia, di difesa della propria libertà di K. La vediamo soprattutto quando il protagonista partecipa alle udienze dove, da una parte prevale in lui un senso di far una buona impressione sulla giuria, e dall’altro lato, si nutre di un sentimento di ribellione e di ingiustizia, sfogando tutto ciò che gli passa in mente in quel momento: “Siete tutto degli impiegati, come vedo, siete la banda corrotta contro cui ho parlato, vi siete accalcati qui, per ascoltare e spiare, avete formato partiti apparenti, uno dei quali ha applaudito per mettermi alla prova, volevate imparare come si abbindolano degli innocenti! La fine del romanzo kafkiano, lascia il lettore un po’ disorientato, dove ingiustamente Josef K. viene ucciso come un cane, per una colpa senza una colpa, in un vicolo buio, dimenticato da tutti e senza una vera giustizia. Quest’ ultima non è in grado di accusarlo con delle prove reali e concrete, ma anche di difenderlo in nome della libertà. “Dov’ era il giudice che non aveva mai visto? Dov’è l’alta corte a cui non era mai arrivato? Alzò le mani e divaricò tutte le dita. Ma sulla gola di K. Si possono le mani di uno dei signori, mentre l’altro gli piantava il coltello nel cuore e ve lo girava due volte Dov’ era il giudice che non aveva mai visto? Dov’è l’alta corte a cui non era mai arrivato? Sicuramente il genio di Kafka sta nel riportare un evento, fuori dal quotidiano, fuori dai soliti schemi, che però seguono la logica del Essenzialismo. Kafka crea personaggi reali , come noi, con un proprio percorso nella vita, che vive la solita routine quotidiana. Quando meno te l’aspetti, succede qualcosa di imprevedibile o di inaccettabile che ti toglie la forza e il coraggio di continuare a vivere. Non sai cosa fare e decidi di percorrere due strade: di rifugiarti in un mondo parallelo oppure di trovare la volontà di affrontare la situazione nuova cercando di superarla, pur non sapendo se l’esito sarà positivo o negativo. La prima la ritrovo nel romanzo di Pirandello nel “Il fu Mattia Pascal”, in cui si associa l'idea di fallimento esistenziale, in cui il protagonista adotta il nuovo nome di Adriano Meis, convincendosi che liberarsi dalla figura sociale di Mattia (il nome, la famiglia, la vita usuale di tutti i giorni) sia il primo passo di una nuova vita. In Kafka, al contrario, assistiamo più alla seconda opzione, dove il protagonista K. cerca in ogni modo di scoprire come un detective, la critica della sua colpa e perché mai è stato accusato e in nome di che cosa e soprattutto da chi? Tutte queste domande lo perseguiranno fino alla fine. Tuttavia non riuscirà mai a scoprirlo e forse questo senso lo farà vacillare. Se vi soffermate solo un momento, non trovate un’analogia con Il Don Chisciotte che lottava contro i mulini a vento, che sono la metafora della ricerca dell’identità e di quella persa, dell’uomo. Anche se Kafka, va oltre, lasciando anche un alone di mistero che per quanto tu possa darti una spiegazione, non riesci a trovarla. Allo stesso modo l’Uomo, dotato di intelletto, sa darsi tante risposte a quesiti sulla vita, tuttavia ci sono domande che rimarranno solo all’ingnoto, al fato o per i credenti a Dio. L’uomo è chiamato a porsi delle domande su di sé e il mondo, ma deve fare memoria che essendo solo uomo, non potrà mai raggiungere l’infinito. Un’altra tematica affrontata dallo scrittore è il senso di giustizia, un argomento che alla luce dei miei occhi lo ritrovo in persone divenute leggende, che cambiarono profondamente la Storia, come Martin Luther King, che nel 1963 tenne il famoso discorso con la famosa frase andata alla storia : “ I have a dream”, dove si batteva nella lotta contro il razzismo oppure L'apartheid di Nelson Mandela e in Abraham Lincoln, che nel 1854, tenne un discorso contro la schiavitù . Temi come questi e persone come queste, mi chiedo oggi che viviamo XXI secolo, se saranno presi in considerazione o lasciate lì nel dimenticatoio, da ognuno di noi. Sta a noi la decisione finale, guidati dal libero arbitro, essere attori o persone in carne d’ossa come disse Pirandello :“Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”. “Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com’egli l’ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!”
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