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Fatos Berisha • Regista di The Flying Circus

Argomento: Cinema

Articolo di GioMa 

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Pubblicato il 07/12/2019 16:15:13

By Cineuropa News

Fatos Berisha • Regista di "The Flying Circus"

"Questa è la mia storia personale, ho faticato a prenderne le distanze"
Il kosovaro Fatos Berisha ha parlato con noi del suo ultimo film The Flying Circus al Black Nights Film Festival di Tallinn, dove concorreva per il Grand Prix al miglior film.
The Flying Circus di Fatos Berisha, presentato in anteprima mondiale nel concorso principale del Tallinn Black Nights, è una proposta curiosa che si basa su un'idea particolarmente assurda. Ma, a quanto pare, affonda le radici in eventi reali sperimentati dal regista stesso. Ambientato in un Kosovo sull'orlo della guerra alla fine degli anni '90, mostra gli attori del teatro appena chiuso (che, come si dice nel film, era l'ultima istituzione pubblica in funzione) che decidono di mettere in scena il loro spettacolo, ispirato a una certa compagnia comica britannica, a un festival teatrale in Albania.

Soprattutto dopo aver sentito che ci sarà anche Michael Palin, da qualche parte nelle vicinanze, per girare uno dei suoi famosi documentari. Sebbene il loro viaggio sia pieno di ostacoli e pericoli, come attraversare il confine illegalmente o affrontare una banda di trafficanti, il loro arrivo sarà sorprendente e inaspettato quanto l'Inquisizione spagnola.

È un concept carino che avrebbe potuto facilmente andare storto. Per fortuna, Berisha crede fermamente che il nome dei Monty Python non vada pronunciato invano. I riferimenti sono evidenti, certo, ma alla fine, è una storia che sta in piedi da sola, grazie a una direzione sicura e a una squadra di attori davvero divertenti: Armend Smajli, Tristan Halilaj, Afrim Muçaj e Shpetim Selmani, per essere precisi, perennemente arruffato come qualsiasi artista che si rispetti e capace di dimostrare che la rivelazione "Io sono tuo padre" di Darth Vader è perfetta per uno spettacolo di burattini – come per qualsiasi altra cosa, in realtà – così come citare il "buon vecchio Shakespeare" o fare riferimenti a Chaplin e Al Pacino.

The Flying Circus non riguarda solo quei pazzi inglesi con i loro pesci, banane e vecchi pigiami, ma anche la convinzione che, qualunque cosa accada, l'arte può conquistare tutto. Per non parlare del fatto che può aiutarti a evitare di bere qualche rakia di troppo.
Questa alchimia semplice e naturale, che aiuta a far passare alcune citazioni cinematografiche un po’ troppo letterali, è ciò che eleva l'intera proposta, nonostante qualche incertezza occasionale, come nel caso dei ritratti stereotipati di rivali politici. A dire il vero, chi scrive queste righe poteva vivere benissimo senza un altro personaggio femminile che si lamenta della mancanza di abilità pratiche del suo uomo e che, naturalmente, non supporta il suo sogno. Ma tutto ciò non nasconde il fatto che questo film, che piacerà al pubblico, ha anche una sua salutare oscurità, e propone una soluzione piuttosto brillante a un problema pratico che incombe su tutto il film, tenuta da parte per il finale.

Per quanto riguarda l’omaggio ai Monty Python, l'unica cosa che manca qui è la macchina che fa "ping!". Il film di Fatos Berisha dimostra che non ti puoi sbagliare con i Monty Python. The Flying Circus è una coproduzione Kosovo/Albania/Macedonia del Nord, scritta da Fatos Berisha. Il film è prodotto da Vjosa Berisha per B2 Kosovo, B2 Albania, Black Cat Production e Ikone Studio, ed è supportato dal Kosovo Cinematography Center, il National Cinematography Center of Albania e la Città di Tirana.

Fatos Berisha • Regista di The Flying Circus - Articolo di Vassilis Economou
"Vivevamo in un mondo surreale, e l'umorismo era un modo per sopravvivere e preservare il nostro buonsenso"

20/11/2019 - Abbiamo chiacchierato con il regista e sceneggiatore kosovaro Fatos Berisha del suo film assurdo e surreale, The Flying Circus, in concorso a Tallinn
Il noto regista e sceneggiatore kosovaro Fatos Berisha segue un viaggio assurdo e inaspettato, di cui ha realmente fatto parte, nel suo ultimo film, The Flying Circus. Ambientato all'inizio della guerra del Kosovo, raffigura una troupe teatrale di Pristina che recita in un'opera ispirata a Monty Python e che deve attraversare illegalmente il confine per partecipare a un festival teatrale nella vicina Albania. Poco prima della sua anteprima mondiale in concorso al 23° Tallinn Black Nights Film Festival, abbiamo parlato con Berisha della sua storia personale e di come si relaziona al film, all'assurdo mondo del Kosovo in quel periodo, e di come la cultura possa ancora essere il modo migliore di rappresentare una nazi.

Cineuropa: The Flying Circus narra una storia piuttosto inaspettata. Qual è stata la sua ispirazione per raccontarla, e quali sono state le difficoltà?

Fatos Berisha: Essere ispirato a raccontare questa storia è stato piuttosto facile perché facevo parte dell'incredibile viaggio che ritraggo nel nostro film. Tuttavia, scrivere la sceneggiatura è stata la parte più difficile. Mi ci sono voluti molti anni per decidere se iniziare, ed ero l'ultimo del gruppo teatrale itinerante che ha cercato di catturare questa storia e metterla su carta. Nel frattempo, tutti gli altri avevano già provato, ma non erano riusciti a finire una sceneggiatura del genere. Dopo aver completato la mia sceneggiatura, mi sono reso conto che il motivo per cui mi ero imbarcato in quel viaggio era probabilmente quello di testimoniare e quindi scrivere quella particolare storia. Devo dire che non facevo ufficialmente parte di quella pièce; seguii il gruppo per aiutare gli attori con le luci e il suono perché i tecnici del teatro avevano paura di intraprendere un viaggio così pericoloso.

L'intero viaggio intrapreso dalla troupe si svolge in un ambiente piuttosto assurdo, che si adatterebbe facilmente al mondo di Monty Python. Anche il mondo in cui ha vissuto in quel periodo era così assurdo?

È piuttosto fedele, dato che vivevamo in un mondo assurdo in quel momento – anche se forse la parola "surreale" lo descrive meglio. E molto probabilmente, l'umorismo era un modo per sopravvivere e preservare il nostro buonsenso. Siamo cresciuti negli anni '80 guardando le commedie britanniche in TV, e il film è fortemente influenzato dal Monty Python’s Flying Circus (in italiano Il circo volante dei Monty Python, ndr) e in particolare dall'opera teatrale. Vivendo in quell'ambiente surreale durante i periodi pericolosi e senza speranza delle guerre dei Balcani e il successivo decennio di apartheid che ha preceduto la guerra del Kosovo, la mia scrittura è stata senza dubbio influenzata da tutto ciò, soprattutto dal momento che stavo scrivendo una commedia. Questo è probabilmente il motivo per cui ho avuto bisogno di un po' di tempo per prendere le distanze dagli eventi reali prima di iniziare ad affrontare lo script.

Quanto si avvicina alla realtà il film, e qual è stato l'impatto della chiusura del Teatro Dodona a Pristina?

Il film è basato su eventi reali e anche la chiusura del Teatro Dodona è stata reale. La stessa cosa è successa a tutte le altre istituzioni pubbliche gestite o utilizzate dagli albanesi del Kosovo. La chiusura del Teatro Dodona non è avvenuta per motivi finanziari o artistici, ma faceva parte della strategia del regime del dittatore serbo Slobodan Milosevic negli anni '90. Fu un apartheid unico nel mezzo dell'Europa, che trasformò gli albanesi del Kosovo in cittadini di seconda classe o addirittura di terza classe.

Com'è stato lavorare con i suoi attori in un road movie così impegnativo?

Adoro lavorare con gli attori. Lavoro anche in teatro e in TV, e lavorare con gli attori, in particolare le prove, è qualcosa che mi piace e mi viene naturale. Abbiamo provato per circa un mese prima delle riprese perché The Flying Circus è un road movie e avevamo un programma difficile, che prevedeva riprese in tre paesi. Volevo che i miei attori – Armend Smajli, Tristan Halilaj, Afrim Muçaj e Shpëtim Selmani – conoscessero tutte le loro battute prima del primo ciak. Questo ci ha aiutato molto sul set, e queste prove mi hanno anche aiutato a dare gli ultimi ritocchi alla sceneggiatura e ad adattare alcune scene.

Nel suo film, sentiamo la frase "La cultura è il miglior rappresentante di una nazione". Crede in questo detto, e come è applicabile oggi al Kosovo?

Il Kosovo è un paese giovane che ha avuto una nascita complicata, se posso usare termini medici. Abbiamo dovuto ricostruire simultaneamente le nostre vite e il nostro Stato. La cultura offre una grande sfera che può essere utilizzata dagli Stati che cercano il riconoscimento. I film, in particolare, sono un ottimo mezzo per raccontare storie.

“THE FLYING CIRCUS”
Scheda film di Fatos Berisha

titolo internazionale: The Flying Circus
titolo originale: Cirku Fluturues
paese: Kosovo, Albania, Macedonia del Nord
anno: 2019
genere: fiction
regia: Fatos Berisha
sceneggiatura: Fatos Berisha
cast: Velibor Topic, May-Linda Kosumovic, Tristan Halilaj, Bislim Muçaj, Fisnik Ademi, Refet Abazi, Luan Jaha, Besart Sllamniku, Armend Smajli, Armond Morina, Afrim Muçaj, Shpëtim Selmani
fotografia: Almir Djikoli
montaggio: Vladimir Pavlovski
costumi: Desantila Lika
musica: Ognen Anastasovski
produttore: Vjosa Berisha
coproduttore: Valon Bajgora, Agon Uka
organizzatore generale: Besnik Krapi
produzione: B2 Kosovo, B2 Albania, Black Cat Production, Ikone Studio
supporto: Kosovo Cinematography Center (XK), Albanian National Center of Cinematography (AL), North Macedonia Film Agency (MK)

FINANZIAMENTI Kosovo
Il Kosovo Cinematography Center supporta 16 nuovi progetti cinematografici
di Cineuropa

18/11/2016 - I nuovi progetti di Fatos Berisha, Blerta Basholli e Isa Qosja sono tra i film finanziati.

Nella tornata di quest'anno, il Kosovo Cinematography Center (KCC) sostiene 16 film, tra cui sette lungometraggi, quali The Flying Circus, scritto e diretto da Fatos Berisha e prodotto da Vjosa Berisha; The Hive, scritto e diretto da Blerta Basholli, prodotto da Yll Uka; Zana , scritto e diretto da Antoneta Kastrati, prodotto da Casey Cooper Johnson; e Skype, scritto e diretto da Isa Qosja (noto per la sua pellicola Three Windows and A Hanging ) e prodotto da Bajrush Kajtazi.

Nella categoria delle co-produzioni minoritarie, il KCC sosterrà i seguenti tre film: Open Door dell'albanese Florenc Papas; The Vanished, scritto e diretto dall'albanese Arben Thaçi; e il progetto cinematografico The Delegation , scritto da Artan Minarolli e diretto da Bujar Alimani, noto per la sua ultima pellicola, Chromium , concorrente albanese agli Oscar (vedi news).

Quattro cortometraggi saranno supportati nella tornata di quest'anno, tra cui One Month, scritto e diretto da Zgjim Terziqi; Lëmsh (Yarn), scritto e diretto da Lendita Zeqiraj (ben nota per il suo cortometraggio Balcony); Drita, scritto da Armend Smajli e diretto da Rita Krasniqi; e il progetto Vozitësi, scritto da Jeton Kulinxha e diretto da Valter Lucaj.

Inoltre, il KCC ha supportato un film documentario, Çka e vrau arkitektin? di Mathieu Jouffre e prodotto da Besa Luci (noti anche per il loro ultimo documentario, Drums of Resistance), più tre brevi documentari: Kosova Brothers, documentario di Samir Karahoda; Shpresa di Vjosa Abazi Kastrati; e Rrugëtimi prej Kampioni, scritto da Arton Humolli e diretto da Kushtrim Kadriu.

Inoltre, il KCC ha sostenuto un film d'animazione, intitolato Magneti, scritto da Mjellmë Doli e diretto da Arvan Berisha.

I membri della giuria di valutazione per i lungometraggi erano Danijel Hocevar, Elma Tataragic, Arian Krasniqi, Zymber Kelmendi, Visar Morina, Artur Tahiraj e Alban Ukaj, mentre la giuria di valutazione per cortometraggi, documentari, sviluppo di sceneggiature e film d'animazione comprendeva Agron Vula, Arben Bajraktaraj, Imer Mushkolaj, Kaltrina Krasniqi, Arzana Kraja, Bujar Luma e Ramadan Musliu.



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