(Un ringraziamento a Pietro Menditto che, con la sua poesia, mi ha permesso di aprire il cuore al ricordo)
Chissà che fine ha fatto
La sigaretta che posi furtiva nel taschino
Del tuo bel vestito/sudario?
La stessa che ti lasciai,
In barba al ringhio del cane da guardia,
Perché potessi prosciugarla
Quando la certezza della morte
Ti avesse raggiunto.
Ma insieme alla certezza, giunse il dolore
E l’agonia di sangue.
L’anelata paglia restò
Beffarda
Sul tavolino accanto alla tua bara aperta.
“Non mi avrai, non m’ inghiottirai
Inghiottito, tu per primo, dalla terra dei campi!”.
Così decisi, mio Faraone,
che me e lei avrei sigillato
nella medesima sepoltura.
Unii, sopra il tuo cuore,
La mia foto e la bionda amante.
Se sei dove credevi di andare
Ora, mia madre,
può riannusare vogliosa
il tuo odore maschio
di fabbrica, colonia e tabacco.
Sto qui che fumo
E osservo le cineree volute
Salire al cielo
Come una santa imprecazione.
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