Pubblicato il 24/05/2008 22:04:19
DOMANDA. Chi è Yorick?
RISPOSTA. Yorick, nome del buffone cui appartiene il teschio che Amleto tiene fra le mani in una delle più famose tragedie shakespeariane, è da anni lo pseudonimo con cui firmo i miei scritti e le mie creazioni sul web. Amo di questa figura il contrasto tra l’allegria del buffone e l’aspetto inquietante del teschio, il parallelo tra le risate e la morte, l’agrodolce e la dissonanza che sono riassunte nel simbolo. E dietro lo pseudonimo, ci sono io: ho 26 anni, vivo a Milano, e mi impegno in attività che spaziano dalla fotografia alla musica, dalle community a tema fino alle net-label. Sempre oriento i miei interessi al sogno, all'arte e al magico del mondo, osservandone i dettagli con stupore, a volte con malinconia, e cercando di farli trasparire nelle mie creazioni.
DOMANDA. Tu scrivi, che cosa ti ispira, cosa ti spinge a scrivere di solito?
RISPOSTA. Ciò che vedo, le persone che incontro, i fatti che mi sono sotto gli occhi nella vita di ogni giorno e che mi emozionano in modo particolare. Le storie che ho scritto non narrano di avvenimenti grandi o persone famose: sono tutte scene di vita quotidiana, con personaggi semplici, che sono vicini alla gente "normale" e si incontrano ovunque, ma per qualche strano, particolare motivo, fanno nascere sensazioni profonde, suonano corde nascoste e mi rimangono impressi. Quello che mi fa sentire il bisogno di scrivere è la necessità di esternare e mettere in parole le emozioni che ciò che vedo mi fa provare: è una valvola di sfogo forse, o magari un modo di razionalizzare. Quel che è certo è che scrivo principalmente per me prima che per i lettori, sebbene non possa negare che sapere che qualcuno mi legge mi fa molto piacere.
DOMANDA. Qual è il tuo genere di scrittura? Poesia, narrativa, eccetera, come ti esprimi al meglio? Quali sono le tue prove di scrittura?
RISPOSTA. Mi piace sperimentare: in ogni campo, anche nella scrittura, adoro provare nuovi stili, nuove espressioni, strade non ancora percorse. Lo stile che impiego per raccontare le emozioni spazia dalla prosa alla poesia, dal testo di canzone fino al mix di immagini e brevi frasi, in base a ciò che a mio avviso può generare le sensazioni legate al tema trattato in modo più efficace. Le mie prime prove letterarie sono state delle brevi poesie, con uno stile quasi ermetico: le appuntavo su un notes che portavo sempre con me e che ancora conservo come un caro ricordo. Nel periodo immediatamente successivo ho voluto cimentarmi nella prosa, con la stesura di brevi racconti di svariato genere, ma negli anni successivi ho voluto provare anche forme più vicine al teatro o alla canzone, fino ad approdare anche alla creazione di racconti collettivi sul web. In particolare, nel mio libro “La corte dei miracoli” ho scelto di raccogliere racconti brevi, caratterizzati tutti dal medesimo stile e da una comune linea espressiva, sebbene abbia volutamente “sporcato” la prosa dei testi con l’inserimento di due versi in chiusura di ogni racconto che potessero veicolare l’epilogo con l’immediatezza e l’efficacia che solo la poesia possiede.
DOMANDA. Hai una scrittura di getto, oppure rileggi i tuoi scritti, fino a dargli la forma e la sostanza desiderate?
RISPOSTA. Ciò che scrivo, lo scrivo di getto, tutto di seguito senza correggere neppure gli errori di battitura. Non voglio “perdere il filo”, non voglio che si sovrappongano le idee narrative con la revisione stilistica. Quando il grosso del racconto è sulla pagina, passo alla correzione della forma e dell’ortografia, cercando di rendere scorrevole e musicale l’insieme del testo; di solito non apporto grosse modifiche, ma la rilettura – anzi, diverse riletture – sono comunque una fase che non può essere tralasciata ed è importante quanto la composizione. Mentre la prima stesura rappresenta la materia di partenza, le successive riletture sono gli affinamenti e le rifiniture che conferiscono un carattere di pregio allo scritto, conservandone l’impulso iniziale, ma dandogli la direzione precisa perché possa raggiungere con effetto il lettore.
DOMANDA. Hai scrittori di riferimento, più o meno noti, ai quali ti ispiri? Se sì, chi sono? Se no, perché?
RISPOSTA. Ho sempre amato leggere, e nel corso degli anni ho assaporato lo stile degli scrittori classici di prosa, poesia e teatro. Come dal mio nick si evince, ho amato Shakespeare, soprattutto nell’adolescenza; ma con lui ci sono stati Hesse, Doyle, Dumas, Baricco, Hugo, Leopardi, Wilde, Ungaretti, Blake, Poe e moltissimi altri. Da tutti loro qualcosa mi è rimasto di certo, ed ora forma il mio “background”, il mio punto di partenza. Quando scrivo però non penso di voler somigliare a nessuno: l’obiettivo che mi pongo è quello di comunicare in modo efficace, d’impatto, lo stile è secondario, così come le somiglianze.
DOMANDA. Che cosa vorresti trasmettere a chi ti legge?
RISPOSTA. A volte penso che alla gente manchi il senso della meraviglia, la capacita di stupirsi, di lasciarsi confondere. Forse perche viviamo in un mondo che teniamo sotto controllo in modo ossessivo con cellulari, navigatori e orologi, o forse perche ci si illude facilmente di conoscere la spiegazione di tutto. Con quello che scrivo mi piacerebbe solo si ricordasse che c'è anche qualcosa di non misurabile, qualcosa di non tangibile ma indubbio, dietro la routine, sebbene spesso non ci si soffermi a guardarlo e non lo si consideri. Descrivo momenti vaghi, che sembrano a cavallo tra sogni e realtà: scelgo questi soggetti e questo modo di narrare appositamente per lasciare un alone di mistero, per trasmettere il senso di magico e di miracoloso che la vita ha per sua stessa natura. Mi piacerebbe che dopo aver letto uno dei miei scritti si rimanesse confusi per una frazione di secondo, con qualche difficoltà a riaccendere il cervello, abbandonandosi alle sensazioni, per una volta senza doverle per forza spiegare o controllare.
DOMANDA. Abbiamo letto il tuo libro “La corte dei miracoli”, una raccolta di brevi storie (come tu dici, quasi poesie) liberamente scaricabile da internet o acquistabile in forma stampata. Perché un libro scaricabile anche da internet?
RISPOSTA. Perché, semplicemente, desidero lo legga il maggior numero di persone possibile. Anche chi non si può permettere di spendere il prezzo di copertina di un libro "print on demand". Appoggio e approvo la pubblicazione libera, e la utilizzo spesso per la diffusione delle mie creazioni poiché la trovo un ottimo mezzo di condivisione, senza la quale non ha senso rendere pubblica un’opera, qualsiasi essa sia.
DOMANDA. Quando hai scritto questo libro?
RISPOSTA. I racconti che sono inseriti ne "La corte dei miracoli" sono tratti dal mio diario personale, dalle pagine degli ultimi due anni. Non sono stati creati originariamente con l'intenzione di raccoglierli in un'unica opera, quindi il libro non è stato steso come tale a partire da una data precisa, bensì composto di recente, con gli scritti già esistenti dai mesi precedenti. La loro raccolta e rilettura ha naturalmente portato ad una revisione finalizzata ad uniformarne lo stile e conferire coerenza al libro, che ha tuttavia mantenuto intatto il carattere multiplo e variegato della raccolta.
DOMANDA. Come hai scelto il titolo?
RISPOSTA. Mi è salito alla mente da solo, mentre osservavo la scena insolita che descrivo nell'ultimo dei racconti, che chiude il libro e gli dona appunto anche il titolo: si tratta di una piccola piazza cittadina nella luce del tramonto, popolata di giocolieri dilettanti, passanti ed individui singolari. L’espressione “corte dei miracoli” ricorda un po' il circo, un po' l'arte di strada, ma anche qualcosa di segreto, sotterraneo, e racchiude in sé molti dei concetti che sono per me chiavi principali quando scrivo e cerco di comunicare le mie sensazioni.
DOMANDA. Hai scritto o scriverai altri libri come "La corte dei miracoli"?
RISPOSTA. Forse, non saprei. Al momento sto pensando a raccogliere alcune delle mie narrazioni più orientate al fantasy, ma ancora è tutto solo un progetto. Non mi piace scrivere con ritmi forzati, come fosse un dovere: la scrittura deve essere innanzitutto naturale per quel che mi riguarda, dunque posso solo dire che in futuro si vedrà, non mi pongo vincoli o scadenze di alcun tipo.
DOMANDA. Hai qualcosa da aggiungere per i lettori de larecherche.it? RISPOSTA. Mi piace sempre ricevere commenti e critiche: se vi capitasse di leggere “La corte dei miracoli”, amerei un vostro breve riscontro, buono o cattivo che sia, da cui prendere spunto per migliorare lo stile e le idee.
(Intervista a cura di Roberto Maggiani)
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