Pubblicato il 02/06/2008
Mia madre cuoceva nel forno il mondo intero per me in dolci torte. La mia amata riempiva la mia finestra con uva passa di stelle. E le nostalgie sono racchiuse in me come bolle d'aria nel pane. Esternamente sono liscio, silenzioso e bruno. Il mondo mi ama. Ma i miei capelli sono tristi come i giunchi nello stagno che va prosciugandosi. Tutti i rari uccelli dalle belle piume fuggono via da me.
Commento dell'autore:
"Spesso mi dicono che non ho l'aspetto del poeta, ma che somiglio più ad un impiegato, a un funzionario di banca. Questo perché non ho bisogno delle manifestazioni esterne che facciano di me un poeta. Non porto i capelli lunghi, non bevo, non prendo droghe, ho abbastanza droghe e stimolanti dentro di me da non aver bisogno di assumerne.
Ho scritto questa poesia nel 1950. L'ultima parte accenna ad una palude. Circa cinquant'anni fa, agli inizi del nostro Stato, venne realizzato il progetto di prosciugare delle paludi del nord. Si trattò di una grande bonifica: il posto, affascinante, fu prosciugato quando ero ragazzo. Prima della bonifica, vi abitavano molti uccelli bellissimi che venivano da ogni parte del mondo e che, poi, sono emigrati. Oggi quelle specie stanno ritornando, perché in quella zona è stata creata una riserva, un parco naturale.
Come in tutta la mia poesia, qui ho usato eventi realmente accaduti, in un momento particolare della mia vita, come metafore della mia vita interiore, e questa poesia ne è un buon esempio."
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