Il primo aggettivo che appare alla mente del lettore di questi dieci racconti è: impeccabili. Di Maughm sono da tempo acclamati il talento narrativo, l’eleganza delle ambientazioni e dei dialoghi e la perfezione maniacale, che tuttavia appare del tutto naturale, nel costruire situazioni e personaggi. Ma questi dieci, ambientati nel bel mondo londinese, sembrano essere racconti fatati, nei quali l’autore ha distillato la sua perizia e la sua bravura per renderli dei piccoli, fulminanti capolavori. La donna di mondo del titolo è il prototipo della nobildonna britannica che governa la casa con piglio dolce ed autoritario, è sempre un po’ sottomessa al marito, ma guarda un po’, gratta gratta, sotto l’impeccabile superficie, la scopriamo capace di passioni audaci e licenziose, ma tenute a freno, nascoste sotto un’aura di britannica rispettabilità. Oppure, altra donna esemplare è quella scrittrice che per dare alla luce il capolavoro che le porterà danaro, oltre al già consolidato successo, sarà capace di rinunciare al marito. E se le donne di mondo sono le protagoniste di questi racconti, come ci suggerisce il titolo, sembrerebbe che la vera first lady della raccolta sia la scrittura. Tra i racconti fa spesso capolino lo scrivere, l’autore che parla spesso in prima persona e ci racconta le vicende, descrive sé stesso come un romanziere e commediografo di successo, quale è realmente; tuttavia anche gli altri personaggi dei racconti, sebbene cambino completamente di volta in volta, hanno la passione dello scrivere. Abbiamo così romanzieri alle prime armi, scrittori di racconti per hobby, autrici affermate e una donna che decide di confessare la sua vita segreta attraverso una raccolta di poesie che le darà una grande notorietà, ma farà passare il marito per uno sciocco. E in quest’ultimo racconto abbiamo dei commenti che mi sono sembrati molto calzanti anche per la nostra società attuale, molti infatti si stupiscono per il grande successo di un libro di poesie, visto che anche a quei tempi un libro di poesie, sebbene di ottima qualità, era merce invendibile.
Dentro la cornice dorata di questi bei racconti, Maugham non si limita a descrivere passioni ardenti o cene mondane, quel che serpeggia tra le pagine sono una notevole ironia ed un feroce sarcasmo con cui l’autore stigmatizza il bel mondo britannico, tenuto vivo da abitudini, buone maniere e ricevimenti raffinati, ma che nasconde sotto la superficie una vita immorale e licenziosa. Ma questo solo per le idee dell’epoca, oggi nessuno troverebbe da ridire se una giovane e ricca vedova amasse il proprio maggiordomo, ma a quei tempi la dama doveva vivere in modo da salvare le apparenze, mantenere una certa rispettabilità e nascondere a tutti la relazione considerata licenziosa. Questo è solo un esempio, la raccolta ne ha molti altri, ed è una lettura assai divertente, sia per la forma sia per la gogna cui sottopone l’aristocrazia inglese dell’inizio del secolo scorso. Ed in più in questa raccolta il sarcasmo giunge a lambire le rive dell’ambiente letterario e poetico, e molti dei lettori che si sono cimentati anche nella veste di scrittori, riconosceranno – senza ammetterlo – molti vezzi, o vizi, che contraddistinguono questi ultimi.
I racconti sono narrati da Maugham con un meccanismo che gli è tipico, cioè il mettere su carta una vicenda che gli è capitata nel corso di un viaggio, o così come gli è stata raccontata da un testimone diretto che ha assistito, o vissuto, ai fatti narrati. Questa costruzione dei racconti, unita agli ambienti e ai personaggi che vi sono narrati, dà l’impressione di essere in un club inglese, sprofondati in una vecchia Chester, un bicchiere di Porto ed un Havana tra le mani, ed un vecchio e strampalato amico che ci racconta le sue ultime avventure.
Una lettura davvero accattivante ed esemplare nello stile e nella costruzione… forse qualcuno potrebbe accarezzare l’idea di rinunciare al partner per riuscire a scrivere una raccolta così e farci un sacco di soldi, come la protagonista del primo racconto. E da qui un altro aspetto della grandezza di Maugham, le vicende narrano ambienti magari irraggiungibili e personaggi altolocati ma che sotto la lente d’ingrandimento dello scrittore si rivelano composti da tutti noi.