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L’anello che non tiene

Racconti

Paolo Mazzocchini (Biografia)
Aracne Editrice

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 24/01/2014 12:00:00

 

Una bella raccolta di racconti che esce di netto dal panorama delle banalità per gettare uno sguardo fermo ed ispirato su quei momenti in cui la vita sembra prendere un binario inaspettato, quando appunto nel concatenarsi di un'esistenza un anello, improvvisamente, cede creando un deragliamento capace di mettere a nudo l’anima dei protagonisti. Sette racconti molto differenti tra loro, con personaggi che spaziano tra ricercatori universitari, insegnanti, frati alle prime armi , donne disilluse, sino a giungere sulle vette dell’inaspettato laddove, in un bellissimo racconto, si esamina la verità sulla morte di Lazzaro. Davvero singolare è poi l’ultimo dei racconti che ha per protagonista una giovane volpe che si immagina quaglia, preda e cacciatore che si scambiano i ruoli, ma la crudeltà umana mostrerà come poi si è sempre prede. Colpisce, in questi racconti, una sorta di lucida follia, i protagonisti dei racconti, forti di ragionamenti inattaccabili e stringenti, scivolano nella follia e nel grottesco proprio per una loro, singolare, lettura del proprio io, portato ad ingigantirsi nello scorrere degli eventi. È forse quell’essere fedeli a se stessi che intima loro di strappare una verità dal cuore, esacerbandola sino alle estreme conseguenze. In Maschere di carnevale un uomo che vuole primeggiare, fare del suo fascino un'arma sicura e vincente, tende a mettere alla berlina il suo entourage professionale, salvo essere vittima del suo grottesco gioco sino a rivelare il suo fallimento umano, nero specchio del collega rivale che con la sua apparente tetraggine fa da cartina tornasole alla sua inaudita ma fasulla vitalità. Forse l’unico personaggio veramente vincente è la donna protagonista di Atto d’amore, moglie tradita negli affetti trova il modo di donare l’estremo sacrifico al marito che non la ama e dandogli ciò che egli maggiormente anela lo conduce dove ella non vorrebbe ma nel suo essere fedele all’amore pagherà poi le conseguenze alla società.

La raccolta, molto originale nei contenuti, ma anche nella grafica e nel formato, si legge con estremo piacere e coinvolgimento, l’autore non fa mistero della sua vasta erudizione, anzi la usa a piene mani, sia disseminando il testo di citazioni e rimandi ad autori classici, sia nell’uso di una lingua cristallina e inusualmente elegante. Lingua che, anziché sottolineare un certo autocompiacimento, è utilizzata per dare tinte poetiche e dal sapore classicheggiante che ben si addicono ai testi, sottolineando così, con delicati tratteggi color pastello, quanto si va narrando. D’altronde se si scorre la biografia dell’autore si viene a sapere che Mazzocchini è docente di lettere nei licei e studioso di letteratura classica. La professione principale dell’autore emerge predominante nei racconti, visto che tre di essi hanno come protagonisti insegnanti e la passione per le lettere classiche sale con forza proprio nel primo racconto, il title track, in cui un docente universitario e papirologo dedica gli ultimi momenti della sua vita ad una scoperta che potrebbe rivoluzionare il mondo delle lettere classiche e dargli grande fama. Ma il solito anello che cede lo porta poi altrove, in un finale molto bello e dai forti accenti classicheggianti e densi di poesia.

Una raccolta molto bella, come dicevo, assolutamente piacevole per i suoi contenuti originale e il suo stile misurato ed elegante e che esce dagli schemi con gradevoli guizzi di classicismo.

 

 


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