Pubblicato il 11/11/2010 21:06:08
Un grande temporale per tutto il pomeriggio si è attorcigliato sui tetti prima di rompere in lampi, acqua. Fissavo versi di cemento e di vetro dov'era grida e piaghe murate e membra anche di me, cui sopravvivo. Con cautela, guardando ora i tegoli battagliati ora la pagina secca, ascoltavo morire la parola di un poeta o mutarsi in altra, per noi non più, voce. Gli oppressi sono oppressi e tranquilli, gli oppressori tranquilli parlano nei telefoni, l'odio è cortese, io stesso credo di non sapere più di chi è la colpa.
Scrivi mi dico, odia chi con dolcezza guida al niente gli uomini e le donne che con te si accompagnano e credono di non sapere. Fra quelli dei nemici scrivi anche il tuo nome. Il temporale è sparito con enfasi. La natura per imitare le battaglie è troppo debole. La poesia non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi.
(tratto da "Una volta per sempre" in "Poesia italiana", Il Novecento seconda parte, edizioni La Biblioteca di Repubblica, Gruppo editoriale L'Espresso S.p.A. - Divisione "La Repubblica", Roma 2004 - volume 6, pagg. 893-894)
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