Tu stavi in quel caffè,
tra le arance e i prosecchi,
mentre fuori turbinava
una nebbiolina azzurra
che luccicava il basolato
come moneta d'argento.
E mentre rigiravi tra le dita
la pistola,
il tempo, lama inesorabile,
ti scavò una tomba.
Non giunsi mai a quell'ultimo,
fatale, appuntamento,
ma esplosi di esplosione diversa
da quella che m'incatenò le vite
al lutto del tuo nome.
Sotto i ristoranti e le vie
di balconi fioriti di Roma,
partorii la stella.
Fu una natività improvvisa,
densa come il fuoco
chiara come l'alba
dal sapore di cannella
E da allora, danzai.
Senza avere più paura.
Senza aver bisogno di nient'altro.
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