l’ala buia della notte
gracchia sulla musica, nel vuoto,
sul becco dei corvi
si disfa lenta la fame, come la neve.
Siamo tutti dentro il labirinto
sappiamo l’ingresso
non conosciamo l’uscita
una volta sì,
ero padrona del mio castello
di ogni cancello, ogni fontana, ogni gradino,
la luna scuote la testa
in un diniego,
seduta sul muretto d’un terrazzo, ride,
non sei nessuno, mi dice,
quando tenti di spiegare al silenzio
il suono di una corda
ma è vero che credo al sottobosco delle cose
che ci solleva fino a Dio
o qualcosa di più alto
ma non v’è speranza in esso,
si va così
un passo dopo l’altro senza più viaggio
dietro l’eco prossimo dei giorni
guard-rail infranti sui precipizi dell’anima.
Escoriazioni.
E tutto si scioglie piano
perdutamente sommesso
come un velo di piume d’acqua
lasciando nude le forme
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