Appunti relativi all’intervento di Roberto Maggiani alla Biblioteca Vallicelliana di Roma il 6 febbraio 2013, nel corso dell’incontro, coordinato da Eugenia Serafini, dal titolo:
Chi uccide la poesia: i lettori o le case editrici?
Ha animato il dibattito Elio Pecora
è intervenuto anche il giovane poeta Davide Cortese
Le pubblicazioni di poesia de LaRecherche.it si situano nel mezzo tra due opposte tendenze dell'editoria.
Da una parte ci sono i piccoli e medi editori, che generalmente pubblicano poesia con il contributo degli autori, a meno che non siano autori molto noti; tendono a pubblicare il più possibile per massimizzare i profitti dell'azienda, talvolta non badando troppo alla qualità dei testi. Applicano un filtro con le maglie molto larghe.
Dall'altra parte ci sono i grandi editori, hanno anch’essi interesse a massimizzare i profitti dell’azienda, ma a causa della loro rilevante visibilità e della notevole specializzazione su diversi canali editoriali, che gli garantisce solidità di guadagni, possono permettersi di non chiedere contributi a sostegno delle spese di pubblicazione e di tenere alta la qualità delle stesse; essi tendono a pubblicare solo autori noti da cui hanno ritorni di vendite certe. Applicano un filtro con le maglie molto strette.
In entrambi i casi c'è un rischio per la poesia.
Dai primi, i piccoli editori, c'è il rischio che i testi poetici immessi nel circuito editoriale, annacquino la qualità della poesia; dai secondi, i grandi editori, c'è il rischio che i testi immessi nel circuito editoriale siano sempre quelli dei medesimi autori o comunque legati a un certo modo di intendere la poesia e la ricerca poetica, si crea in tal modo un circolo vizioso e capzioso che tende a frenare ogni spinta innovativa che nasce dalla libera scrittura; si segue pertanto la solita tendenza di imporre correnti e accademie, se non addirittura vere e proprie baronie.
LaRecherche.it vorrebbe porsi in una condizione di libertà totale nei confronti delle due opposte tendenze di cui sopra. Non avendo come obiettivo la massimizzazione dei profitti (infatti, né l'autore né il lettore devono pagare alcunché), la pubblicazione, che avviene in ebook, non a stampa, è gratuita, e anche il download del libro è libero e gratuito… il vantaggio della pubblicazione in ebook è che l’autore può promuovere il proprio libro nelle modalità che preferisce essendo sempre disponibile on line, non ci sono i tipici problemi legati alla distribuzione nelle librerie.
Non abbiamo necessità di pubblicare molto per guadagnare molto, né abbiamo necessità di pubblicare autori vendibili. Per tali motivi proponiamo solo testi che rispondano il più possibile al requisito di qualità (ovviamente la qualità ha una componente anche soggettiva); peschiamo in un’ampia gamma di tendenze poetiche, da autori noti a autori totalmente sconosciuti.
Non essendo vincolati dai guadagni, possiamo permetterci di proporre anche autori all'inizio del loro percorso di ricerca poetica, nei quali siano ravvisabili un serio lavoro di scrittura e potenzialità di sviluppo; ci piace investire, osare, proporre... senza il timore di poter sbagliare.
Tutto questo, sottolineo, è reso possibile dalla gratuità. Nessuno di noi guadagna da tale attività editoriale, avendo, ovviamente, altri lavori per quanto riguarda il sostentamento... ciò ci rende liberi dai deleteri compromessi tra il denaro e la scrittura.
Chi uccide la Poesia? I lettori o le case editrici? Di chi è colpa?
A mio avviso una rilevante responsabilità è insita nella tendenza alla massimizzazione del profitto in campo editoriale, anche qui, come in altri ambiti, il fatto che le case editrici vogliano guadagnare sulla poesia e sulla sprovvedutezza di certi autori in cerca di fama come poeti, appiattisce la poesia sotto il peso della banalità, soffocandola. I lettori, molto spesso, non possono che adeguarsi a tale parametro di proposta, ma pur tuttavia, anche loro potrebbero decidere ciò che si vende e ciò che non si vende, indirizzando, con le loro preferenze, ciò che le case editrici propongono.
C’è da dire che la maggior parte dei lettori non sono specializzati nella lettura della poesia e si accontentano di ciò che trovano sugli scaffali, colpa anche di un sistema educativo scolastico incapace di osare nella proposta, agli studenti, di poeti ancora viventi, è come se la ricerca poetica fosse terminata nella prima metà del Nocevento.
I lettori più esigenti, quelli per così dire specializzati in poesia, sono pochi per determinare, con le loro richieste, l’indirizzo di pubblicazione delle case editrici.
Se la maggior parte dei lettori va dietro alla moda del momento, acquistando l’ultimo premio Nobel o l’ultimo poeta morto, magari un po’ stranetto, è ovvio che troveremo gli scaffali delle librerie strabordanti di pochi nomi, sempre gli stessi.
Se poi si asseconda la tendenza di associare alla poesia temi d’amore, allora ecco fatto che le case editrici cavalcano l’opportunità proponendo tomi d’amore in vari formati.
Ma non dimentichiamo che nel mezzo tra editore e lettore ci stanno il distributore e il libraio, i quali hanno anch'essi una parte importante di responsabilità nel processo di uccisione della poesia. Alcuni librai hanno deciso che la poesia non fa parte della letteratura, per cui non si trova neppure uno scaffale ad essa dedicato, se non forse a livello terra, o sottoterra: in certe librerie, quando va bene, per arrivare a leggere il dorso della copertina, è necessario accucciarsi e saper stare in equilibrio o addirittura inginocchiarsi.
I librai non sono capaci di consigliare libri di poesia ai propri lettori, si preferisce la vendita facile, in tal modo non si fa cultura, ciò che invece il libraio dovrebbe saper fare.
I distributori, dal canto loro, non avendo altra esigenza che vendere e tirar via dal magazzino più libri possibile, non certo di fare cultura, eccoli a proporre ciò che le grandi case editrici propinano per vendita certa e la gran massa dei lettori richiede, testi facilmente smembrabili e digeribili; poesie che interessino la sfera affettiva di immediata comprensione.
Ma, oltre all’editore, al lettore, al libraio e al distributore ci sta il poeta... anzi, la persona che vorrebbe essere poeta... sì, perché parlare di persona che scrive poesie o parlare di Poeta con la P maiuscola, nel senso di persona che ha la maturità artistica e poetica adatta a scrivere ed esigere la pubblicazione di un suo lavoro, beh, c’è una notevole differenza e qui sta il vero punto debole del sistema ammazza poesia...
Tutti possediamo l'istinto alla bellezza e quindi alla poesia, non c’è dubbio, è una sensibilità che può essere sviluppata e affinata, quindi è potenzialmente di tutti, ma saper scrivere poesia è una dote, e un lavoro vero, richiede competenza.
Anche a scrivere poesie si può imparare, anche se non si possiede una dote spontanea e naturale immediatamente evidente, ma è un cammino lungo e impegnativo in cui bisogna saper sottostare al gioco dell'umiltà, della critica e del confronto. Ma talvolta la scrittura è come se sfuggisse di mano alla persona e sublima in presunzione, allora la fiammella della poesia si spegne, la scrittura diventa fumosa e inconsistente, ridicola, senza che la persona se ne accorga. Ecco allora che questi scrittori non capiscono perché i loro testi non vengono pubblicati, e anzi proprio per questo motivo, nonostante abbiano perso il faro della poesia, pensano di essere dei geniali ed incompresi poeti, ed iniziano così a manifestare autoreferenzialità. Ma non sono certo geniali agli occhi di coloro che, addestrati da anni alla lettura e alla scrittura e al suono della bellezza poetica, percepiscono nelle loro orecchie lo stridore della menzogna che porta con sé una poesia scritta male e voluta invece vendere come un diamante di valore ineguagliabile.
Ma concludo con una nota di ottimismo che caratterizza noi de LaRecherche.it: Non c’è libro tanto cattivo che in qualche sua parte non possa giovare (Plinio il Vecchio).
Ascolta la registrazione dell’incontro…
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