Messo all’angolo il giorno
svolta al tramonto come via
da battere senza perdere tempo
quasi prostituendosi al vecchio
percorso del quale era la meta.
Il freddo è vivace, torna
e salda il corridoio ai tendini
dell’orologio che minuti puoi
scambiarli per ora e rimanerne
a corto - è la piaga, amico!
Si apre un ventaglio di pensieri
che intestano l’andirivieni dal balcone
al sospetto che di persona il fumo
solleva l’umore poi atterra i polmoni:
il panorama così è un ematoma
dell’ultima ora.
Liberato dal peso della luce il corpo
dribbla le ombre come un fantasista
in vista della porta. Poi, alza le braccia
al cielo come volesse saldarsi
agli spettatori rimanendo solo
un momento.
Puoi gridare il nome dei nomi
senza aspettare nessuno, indici
un solido confronto fra te e te
sull’opportunità di ascoltare qualcuno
che abbracceresti ma per farlo
dovresti scomparire tu.
Risali la scala come per tornare
in realtà stai abbandonando i fiumi
al contagio dei ponti e i corsi
scoperti dei pedoni e le onde
processate dalle antenne e assorte
nelle voci.
Sei per polpa ancora in colpa.
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