a John Baldaccini
Continuamente in atto di posposto
accomiatarsi, ovunque altri arredi, visi
Aliti euforbie angosce nottetempo.
Separarsi. Dove giungere mai,
a che. O felici in altro te-me.
Vicini, no, lungi rimpicciolite
contraffatte persone, l’inseguito
sperperato da comode diottrie
si disalba, ultimo unanime atteso
messaggio all’agonia del caso. Fuga.
E di vita e morte come del prezzo
dello zucchero prendevi a parlare
con la vocina della bambolina
che seienne in premio per guarigione
e l’immagine sfuma senza braccia
o decapitata, o la floreale
fanciulla rimette le mutandine,
fa contrabbando di tigri a Torino.
Torino nella mia storia per via
che silenziosa pronta eco, vivida
ave ella vi appare fianco all’avo
ivi sepolto, come presentivo
nel viaggio stilnovista d’anni fa,
Pasqua al Palazzo del Cine, Salgari,
la Reggia e il Museo Portatile Egizio,
un nome dimenticato d’ossario.
Gioca all’apparizione di proverbio
convenzionale, artificio di stile,
spesso quando il serrato ha un’apertura
cede; in chiusura dov'è seminale,
o è fisso, semel in anno, oppure
tutt’alba inattesa meditazione.
Baratro baratro invece di esplodere
mi restringe di precauzioni.
Patteggiarne l’ovaie col gordiano,
possibile il riscatto, piroetta
e riverenza esclusa, ambidestro
lavoro di forzato, sinistrorso
velo citando gli occhietti maligni
all’orco insonne. Ma questo comando
probabili destini più di mille.
Un’oca elettrica darà l’allarme.
Il riscontro, lunedì le corrusche corsie,
l’androne semidiaccio spogliatoio,
l’amore a bandoliera di salvezza,
l’io pavesato a diafano pendolo
da predicato a dipanare d’ore.
D’attesa, d’attesa, a fosforescente
tappa di voce stappata a squillare:
a dopo, a dopo, a dopo, a mai, a quando.
Fine sogno? Bella pagina. Può
costituire esempio di pensiero
paramentale. Dita, lievi, occhi
imbambolanti alla tremula voce.
Tempo giunto in una glauca ciambella
dialogizzante solo dopo due
tre tentativi, simile la cerca
in vocabolario. Poi cancellare.
Problema del confronto fra ricordi
e realtà, rileggo, trascorso un anno,
quel che per distanza era divenuto
folle e lo scopro normale porzione
d’esperienza vissuta, ma poi presto
si ritrasforma in qualcosa d’immenso.
Dietro fari la vita che incrociavo,
bolide fetale, strada abolita.
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